Il Museo delle culture ospita la ‘post street art’ di Pierpaolo Perretta con ‘Elogia MMXXV’, una serie di ritratti di figure dell’arte contemporanea
Sagome nere, su tela, di protagoniste e protagonisti dell’arte contemporanea, riconoscibili nonostante l’assenza di dettagli dei volti grazie a forme, figure e colori che evocano le opere o le idee dei 38 artiste e artisti ai quali Mr. Savethewall ha dedicato la mostra ‘Elogia MMXXV’, inaugurata ieri al Musec di Lugano e visitabile fino al 19 ottobre.
Mr. Savethewall, nome d’arte di Pierpaolo Perretta, è uno street artist un po’ atipico, iniziando dal fatto che le sue opere sono sì realizzate ricorrendo alle tecniche degli sprayer, ma sono appunto su tela. Nato a Como nel 1972, Perretta ha iniziato la sua carriera artistica nel 2013 come street artist, ma in maniera rispettosa verso lo spazio urbano, evitando di dipingere direttamente sui muri ma utilizzando cartoni fissati con nastro adesivo personalizzato con la scritta “SAVETHEWALL”, da qui il suo nome d’arte (per un certo periodo quasi un’identità segreta, con tanto di occhialoni e baffi posticci alla Groucho Marx per non farsi riconoscere da eventuali telecamere di sicurezza).
Potremmo definire Perretta uno sprayer perbene, ma non perbenista e infatti respinge ogni accostamento con i vari movimenti che, a Como e altrove, nel nome del decoro vogliono mantenere muri e menti puliti. «Mr. Savethewall salva i muri dai propri lavori, non da quelli degli altri» ha spiegato, rispondendo alla domanda se nel suo nome non vi sia una implicita condanna a chi la street art la fa direttamente su muri e intonaci. «Non mi sono mai permesso di giudicare le scelte degli altri», ha aggiunto rimarcando appunto che la sua è una scelta diversa da quella della street art tradizionale, una sorta di “post street art”.
Una “post street art” che trova posto, all’interno del ciclo “Global Aesthetics”, al Musec. E non è un caso, come ha dettagliatamente spiegato il direttore del museo Francesco Paolo Campione: l’operazione rientra infatti nella missione del Musec di dare dignità a forme artistiche solitamente marginalizzate, sia dalle istituzioni ufficiali sia da un mercato sempre meno attento alla creatività.
‘Elogia MMXXV’ è un progetto che tuttavia si distingue dalle altre esposizioni del Musec: come ha spiegato sempre il direttore, tutto è costruito intorno a un intenso dialogo tra museo e artista. Un dialogo che non ha semplicemente riguardato l’allestimento, ma le opere stesse. I 39 ritratti (incluso un autoritratto che conclude il percorso) non sono infatti indipendenti, ma ognuno è accompagnato da una poesia, un breve elogio frutto di discussioni tra Perretta e Campione. Abbiamo così “l’elogio della fragilità” per Alberto Giacometti, “l’elogio della gioia” per Niki de Saint Phalle, “l’elogio della provocazione” per Damien Hirst o “l’elogio dell’essenzialità” per Barbara Kruger: titoli e poesie che segnano non tanto le caratteristiche dei loro lavori, ma valori e sentimenti che animano la ricerca di Perretta.
L’importanza di questo lavoro di dialogo è stata sottolineata dallo stesso Perretta in conferenza stampa, provando a riassumere il progetto con una parola: “felicità”. «Sono felice perché sono stato letto e capito», ha spiegato. “Non è facile quando tu stai nelle profondità di un certo tipo di ragionamento, ma il mercato ti porta a dover sintetizzare ciò che si deve leggere nella superficie”. Al Musec, in dialogo con il direttore e con il curatore Massimiliano Vitali, quella profondità è stata invece accolta e valorizzata: «Mi hanno definito, e nel momento in cui mi hanno definito, mi hanno aiutato a essere sicuro di questa mia definizione». Un processo che non si è limitato al semplice allestimento di una mostra e realizzazione di un catalogo: «Quando sono entrato qui per la prima volta è stata la chiusura di un cerchio. Loro avevano già capito tutto ancora prima di me».
‘Elogia MMXXV’ deve il suo curioso titolo di nuovo a questo dialogo tra artista, direttore e curatore che hanno deciso di guardare alla storia di Como e in particolare alla figura di Paolo Giovio. Questo umanista del Cinquecento creò, nella sua villa sul lago, una galleria di oltre 400 ritratti di filosofi, letterati, artisti e potenti dell’epoca. Un vero e proprio museo ante litteram, accompagnato appunto dagli ‘Elogia’, delle biografie in latino pubblicate tra il 1546 e il 1551.
Il numero di 38 ritratti non è casuale: corrisponde a quelli della pinacoteca gioviana ancora conservati nei Musei Civici di Como, a pochi passi dalla casa di Perretta. A questo possiamo anche aggiungere la coincidenza che l’artista vive e ha aperto il suo primo atelier proprio in via Paolo Giovio.
Questo riferimento a un umanista del Cinquecento per il quale parrebbe adeguato rispolverare il classico “chi era costui?” è uno dei tanti giochi intellettuali di questo progetto. «I miei lavori hanno un doppio livello di lettura» ha spiegato Perretta, ma non si tratta solo di realizzare un’opera che prima catturi l’attenzione – impresa sempre più difficile, in un mondo fatto di immagini pensate per implorare lo sguardo delle persone – e poi porti alla riflessione e al ragionamento. I ritratti di ‘Elogia’ sono ricchi di citazioni e rimandi, con riferimenti a opere – non necessariamente le più conosciute –, a stili, a fotografie più o meno celebri di artiste e artisti. Così riconoscere il personaggio raffigurato, capire quali aspetti hanno colpito Perretta diventa un gioco intellettuale che, dopo le prime sale, rischia di sembrare un vuoto esercizio di eruditismo.
A evitare questa sensazione aiuta il bell’allestimento curato da Marta Santi che include anche un’installazione che ricostruisce l’ambiente di lavoro dell’artista, oltre al già citato catalogo bilingue che presenta tutte le opere con i testi poetici.