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IA e diritto d'autore: Disney e Universal fanno causa a Midjourney

È la prima denuncia per pirateria da parte delle case di produzione hollywoodiane

(keystone)
12 giugno 2025
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Disney e Universal hanno citato in giudizio Midjourney per violazione del copyright, aprendo il primo grande scontro legale tra gli studios hollywoodiani e le aziende di intelligenza artificiale generativa. La causa, depositata mercoledì presso il tribunale federale di Los Angeles, segna una svolta nella strategia delle major cinematografiche che fino a questo momento erano rimaste relativamente in disparte, al contrario di altri gruppi come il New York Times o Getty Images.

Universal e Disney sostengono che Midjourney abbia utilizzato "innumerevoli" opere protette da copyright per addestrare il proprio software, creando immagini che "incorporano e copiano palesemente" personaggi celebri come Darth Vader, Elsa di Frozen, i Minions e Shrek. La causa di 110 pagine definisce Midjourney "il prototipo del pirata del copyright e un pozzo senza fondo di plagio".

Secondo alcuni commentatori, la tempistica della causa – che come detto arriva oltre un anno dopo quella del New York Times a OpenAI, l'azienda di ChatGPT – potrebbe rientrare in una strategia calcolata. Da una parte c’è una questione economica: Midjourney ha registrato circa 300 milioni di dollari di fatturato nel 2024, in crescita dai 50 milioni del 2022; l'azienda non è più un esperimento tecnologico ma un business consolidato che potrebbe erodere i ricavi degli studios. Ma è anche una questione di pressioni interne al mondo di Hollywood: la Writers Guild of America West, importante sindacato di autori, aveva accusato gli studi di "capitolazione" per il loro silenzio sulla questione. "Non hanno protestato contro il furto di questo materiale protetto da copyright da parte delle aziende AI, ed è una resa da parte loro", aveva dichiarato a febbraio la presidente Meredith Stiehm al Los Angeles Times.

La causa potrebbe anche avere lo scopo di fare pressione per convincere Midjourney ad accettare un accordo economicamente vantaggioso per Universal e Disney.

Infine potrebbe aver contato qualcosa il timore di rimanere fuori da eventuali decisioni o accordi. Come detto, il New York Times e altre testate hanno intentato azioni simili contro OpenAI e Microsoft per l'uso non autorizzato di milioni di articoli nell'addestramento dell'intelligenza artificiale. Un giudice federale ha recentemente autorizzato la prosecuzione della causa dei quotidiani, respingendo alcune richieste delle aziende tecnologiche e confermando la validità delle principali accuse di violazione del copyright.

Le prime sentenze potrebbero tuttavia arrivare da Londra. Il caso Getty Images contro Stability AI è attualmente in corso presso l'Alta Corte di Londra: Getty accusa Stability AI di "palese violazione" della propria collezione fotografica "su scala impressionante" per sviluppare Stable Diffusion, il tool di generazione immagini. "Il problema è quando le aziende AI come Stability AI vogliono usare quelle opere senza compenso", ha dichiarato l'avvocato di Getty, Lindsay Lane, durante le argomentazioni iniziali. La decisione del giudice è attesa nelle prossime settimane e potrebbe stabilire precedenti importanti per l'intero settore, incluse Universal e Disney.

Il controllo della creatività

Quello che non c’è, dietro questa azione legale, è una chiusura di principio verso le intelligenze artificiali generative e il loro utilizzo. Horacio Gutierrez, responsabile delle questioni legali della Disney, lo ha detto chiaramente: "Siamo ottimisti riguardo alla tecnologia AI e su come possa essere usata responsabilmente come strumento per favorire la creatività umana. Ma la pirateria è pirateria, e il fatto che sia commessa da un'azienda AI non la rende meno lesiva".

L'obiettivo è quindi adottare internamente questi strumenti, sviluppando versioni personalizzate con il proprio materiale protetto da copyright, evitando al contempo che la concorrenza – o semplicemente il pubblico – possa usare prodotti simili.

A rimanere sullo sfondo di questa battaglia legale sono la creatività e l'originalità. Non tanto perché le intelligenze artificiali generative, addestrate su contenuti esistenti, non siano in grado di produrre nulla di originale: se utilizzate in modo intelligente (nel senso umano del termine), possono infatti generare opere creative e innovative. Il vero problema è che l'industria dell'intrattenimento non ha interesse a investire in questo aspetto. La creatività e l'originalità rappresentano un rischio commerciale che le grandi produzioni tendono a evitare, puntando su prodotti che riducano al minimo le contrarietà e accontentino il maggior numero di persone possibile.

Gli studi cinematografici utilizzano già sistemi di valutazione basati su focus group e analisi di mercato per prevedere il gradimento del pubblico. L'intelligenza artificiale potrebbe amplificare questa tendenza, permettendo di calibrare con precisione ancora maggiore i contenuti per massimizzare l'appeal commerciale. In questo contesto, il controllo degli strumenti di generazione automatica diventa strategico soprattutto per perfezionare la capacità di produrre contenuti commercialmente sicuri.