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Un tuffo in piscina (vita di Kathleen)

‘Il colpo segreto’ di Jessica Anthony, la storia imperfetta di una famiglia come tante

24 luglio 2025
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Accade spesso di procedere, giorno dopo giorno, seguendo semplicemente la forza di inerzia. Come succede in auto dopo una frenata improvvisa. Il corpo continua a seguire per un tempo il senso di marcia, si protende in avanti, ancora ignaro che la corsa si è interrotta. Costa un’enorme fatica ammettere che le cose non stanno andando come dovrebbero. È più semplice ignorare i segnali d’allarme adeguandosi a una quotidianità che diventa sempre più estranea.

C’è chi riesce comunque a starci dentro. Chi, invece, accoglie la sconfitta di stare dentro a una vita che non gli appartiene più. E si ferma. È così che fa Kathleen, la protagonista de Il colpo segreto, romanzo della statunitense Jessica Anthony edito da Sur per la traduzione di Dario Diofebi.

Sacre liturgie

Siamo negli anni 50, in una cittadina del Delaware, sulla costa est degli Stati Uniti. È una giornata insolitamente calda per essere novembre e la famiglia, composta come Dio comanda da padre, madre e due bambini, si appresta a seguire la sacra liturgia della domenica: prima la messa, poi l’equa distribuzione dei compiti. Alle donne la preparazione dei pasti e la gestione dei figli. Agli uomini, il meritato relax su un campo da golf.

Se non fosse che Kathleen decide di interrompere il ciclo, resta a casa con una scusa e approfitta dell’assenza degli altri per fare un tuffo nella piscina condominiale. E da questo incipit ripercorriamo a ritroso la vita di lei, le sue giornate di casalinga e madre più o meno sempre uguali, il suo passato da promessa del tennis, accantonato per sposarsi con Virgil, compagno di università, tanto bello quanto superficiale.

La famiglia, nel frattempo, torna dalla messa. E lei è ancora in piscina. I vicini cominciano ad affacciarsi perché fa caldo, sì, ma è pur sempre novembre. I bambini osservano, il marito rimane interdetto ma decide comunque di rispettare la sua tabella di marcia andando a giocare a golf. Arriva poi la vita di Virgil: la madre avvenente e svampita morta precocemente investita da un bus, il padre con la faccia simile a un vecchio guantone da baseball, la passione per Charlie Parker, il lavoro come assicuratore, le scappatelle, la sostanziale mancanza di desideri specifici.

Le ore passano e Kathleen è ancora in piscina. Anche quando dovrebbe occuparsi dei bambini e preparare la cena come stabilito dai suoi compiti di donna e madre di famiglia. Eppure non esce, resiste, perché qualcosa si è inceppato costringendola a fermarsi. Accoglie lo stallo in attesa di decidere cosa fare. Dalla sua posizione costringe il marito ad avvicinarsi. Gioca la sua ultima, disperata, partita scegliendo lei il campo: “Kathleen non era ancora pronta a uscire dall’acqua. Una volta che ne fosse uscita, tutto sarebbe tornato alla normalità, e la normalità non era più una condizione accettabile. Al suo risveglio, quel mattino, ancora non sapeva che oggi sarebbe stato il giorno, ma è così che era andata. Virgil aveva parlato con Coke. Kathleen sapeva che ora avrebbe dovuto parlargli del passato, ma non aveva ancora deciso se gli avrebbe parlato anche del futuro”.

Le fondamenta vacillano

Jessica Anthony ci consegna la storia imperfetta di una famiglia come tante, costruita su un castello di ambizioni mancate, segreti, omissioni. E mentre ciascuno si sforza di recitare il ruolo assegnatogli all’interno della struttura sociale costruita ad arte, le fondamenta di quel sistema iniziano a vacillare. Le donne non possono più essere solo fattrici di bambini e tacchini ripieni. Gli uomini devono rinunciare al monopolio del pater familias. Siamo alla fine degli anni 50. I tempi stanno cambiando. Lentamente, ma stanno cambiando.