Culture

David Grossman a Torino, dobbiamo disimparare l'odio ed essere di nuovo umani

Lo scrittore chiude il festival Radici, parla dell'uso della parola 'genocidio' e del suo impegno per cambiare Israele; evento con 2.000 presenze e 60 ospiti

16 novembre 2025
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"Per uscire dall'odio dobbiamo trovare un modo per imparare a essere di nuovo umani. Scrivo per conoscere l'altro da dentro. Oggi abbiamo, sempre di più, un atteggiamento difensivo; un modo che non ci consente di farci conoscere completamente. Ma, con le storie, offriamo agli altri un punto di vista che non possiamo avere su di noi. Questa è la potenza della scrittura. Conoscere gli altri, mappare il panorama esistenziale". Il grande scrittore israeliano David Grossman ha chiuso la terza edizione di Radici, il festival dell'identità (coltivata, negata, ritrovata), ideato dalla Fondazione Circolo dei lettori con il contributo della Regione Piemonte - Assessorato regionale all'Emigrazione.

Uno tra i volti più amati della letteratura internazionale è arrivato a Torino al Circolo dei lettori e delle lettrici, per la prima volta dopo aver dichiarato l'1 agosto in un'intervista a Repubblica: "Per anni ho rifiutato di utilizzare questa parola: genocidio. Ma adesso non posso trattenermi dall'usarla". "La reazione alle mie parole - ha detto Grossman rispondendo a Giuseppe Culicchia, direttore della Fondazione e curatore del festival - in Israele è stata molto ostile. È stato detto di buttare i miei libri, buttarli per la strada. Mi spezzava il cuore usare nella stessa frase 'genocidio' e 'Israele'. Quello è ancora il Paese che amo, dove vorrei continuare a vivere, a cominciare dal fatto che per la creazione letteraria uso la mia lingua. Sento il dovere intellettuale di cambiare la società dal di dentro, perché riconosco in Israele i contorni di bellezza e bruttezza, che vanno riconosciuti ogni giorno. A noi, come ai palestinesi — che da più di un secolo vivono assediati da regimi terribili — succede lo stesso anche in altri Paesi oltre Israele. È nel mio Paese che voglio continuare a vivere e lottare, perché Israele è stata creata affinché non fosse più una vittima e non abbiamo ancora trovato la casa che sognavamo, perché oggi somiglia più a una fortezza. Sogno un giorno che diventi una casa in cui poter vivere, vicini: sogno una trasformazione".

Grossman ha chiuso il festival che ha accolto 2.000 persone in 34 appuntamenti con 60 ospiti tra incontri e conversazioni, spettacoli, musica e film. I contenuti hanno raggiunto su Facebook 501.082 persone digitali, su Instagram 45.217 con un'età compresa tra i 35 e i 54 anni.