Zoë Më sale nei pronostici: ci toccherà organizzare un altro Esc? In finale la Svezia favorita e la tarantella di San Marino. A sorpresa, il Portogallo
Della celebrazione svizzera di inizio spettacolo abbiamo scritto ieri. Diciamo del videomessaggio di Céline Dion, la cui presenza non è ancora stata cancellata dagli organizzatori e alla quale un campione dei giovani partecipanti all’edizione 2024 ha regalato un tributo sulle note di ‘Ne partez pas sans moi’, insieme alla Neues Orchestrer Basel.
Comprese tre Big Five, le già ammesse alla finale Spagna, Italia e Svizzera, ieri sera hanno cantato in 18. Ora che i giornali fanno le pagelle anche al Concertone del Primo Maggio, e magari un giorno qualcuno farà le pagelle a chi fa le pagelle, questo è il nostro più che sindacabile giudizio, confermato o smentito dalla votazione. Le nazioni qualificate sono nella foto principale di questa pagina. La gara tornerà domani alle 21 con la seconda semifinale, dalla quale si avrà la rosa delle nazioni che concorreranno alla vittoria del microfonone di vetro.
Islanda: Væb, ‘Róa’ ★★★☆☆
Suonano che paiono i Vad Vuc, ballano che sembrano K-pop, vestono come i Rockets. ‘Ròa’ (Tranquillo) è una tarantella sulla sopravvivenza che sta tra Napoli, Reykjavik e Gabry Ponte. Una stella al violino, che fa sempre molto Sebalter, dunque eurovisivo. Giudizio: tutta l’Islanda, tutta l’Islanda, tutta l’Islandi-a
Polonia: Justyna Steczkowska, ‘Gaja’ ★★★☆☆
‘La sciamana della musica polacca’ scende dal cielo e si muove sinuosa tra uragani e tempeste solari cantando di Gaia la Terra, madre della vita, che non se la sta passando benissimo (“Il mondo annega mentre mi guarda piangere”). Giudizio: tutti giù per Gaja
Slovenia: Klemen, ‘How Much Time Do We Have Left’ ★★★☆☆
Klemen Shakonja, bandiera slovena dello spettacolo, canta ‘Quanto tempo ancora ci resta’, perché un giorno la moglie se la vide brutta: data per spacciata, guarì, gli diede un figlio e ieri era sul palco con lui. Tre stelle alla storia. Per dirla con Fossati (giudizio): c’è tempo
Estonia: Tommy Cash, ‘Espresso macchiato’ ★★☆☆☆
Gli hanno chiesto di cantare ‘Bella ciao’ ma ha declinato l’invito; poi gli hanno chiesto di cantare con Tony Effe e ha detto di sì. La genialità, i passi di danza, l’italiano maccheronico, l’estetica del brutto, Andy Warhol, la mafia, Corleone, l’ostentazione del lusso, e comunque “ma che dite, io amo Italia!”. Forse la caffeina ha già esaurito il suo effetto. Giudizio: Tutta l’Estonia, tutta l’Estonia, tutta l’Estoni-a
Spagna: Melody, ‘Esa Diva’ ★★★☆☆
A dieci anni, Melody (María Melodía Ruiz Gutiérrez) cantava ‘El baile del gorila’. Cassa in quattro e chitarre flamenco, è Raffaella Carrà in un inno femminista dedicato alle dive, non solo quelle del cinema, ma anche le casalinghe e le madri di famiglia, “con i soldi o senza fortuna”. Giudizio: a far la Diva comincia tu
Ucraina: Ziferblat, ‘Bird of Pray’ ★★★★★
A Torino avrà vinto anche per via dell’invasore russo, ma sono anni che l’Ucraina sforna grandi cose. Danylo è un devoto dei Supertramp che canta come Geddy Lee dei Rush. Celebriamo gli inconsueti cambi di tonalità in una manifestazione fondata sulla teoria dei Quattro accordi in croce. Giudizio: Eurovision Prog Contest
Svezia: KAJ, ‘Bara Bada Bastu’ ★★★★☆
Dev’essere il ritmico retrogusto di ‘Live is Life’ a fare di ‘Bara Bada Bastu’ il tormentone dell’anno, un inno alla sauna svedese di un trio finlandese che appartiene a una minoranza svedesofona (sic). Paiono usciti da un film di Wes Anderson, dovrebbero cantare nel dialetto locale di Vörå e noi che facciamo fatica a ricordarci i mobili dell’Ikea prendiamo per buona l’informazione. Giudizio: bene bene basta (e avanza)
Portogallo: NAPA, ‘Deslocado’ ★★★★☆
Meno male che hanno inventato il Portogallo. “Mamma, guarda fuori dalla finestra, sto tornando a casa”, e la casa è Madera, sul mare, proiettata in Cinemascope alla fine del viaggio. Amano gli Artic Monkeys e i Beatles e i riferimenti si sprecano e sono bellissimi. Giudizio: obrigado
Norvegia: Kyle Alessandro, ‘Lighter’ ★★★☆☆
Fa il verso a un altro Alessandro (Mahmood) e gli manca solo il doppio battito di mani mentre cerca, danzante, l’accendino per accendere la propria luce. Giudizio: clap clap
Belgio: Red Sebastian, ‘Strobe Lights’ ★★★★☆
“Alice, show me your hand / Take it to Wonderland”. Il rosso Red Sebastian, che al posto delle corde vocali ha una mitragliatrice, chiede ad Alice di mostrargli la terra delle meraviglie e Alice gli mostra le luci stroboscopiche della discoteca dove “gli orologi smettono di ticchettare e l’amore è il punto d’arrivo”. Seppe ‘Red’ Herreman ha preso il nome d’arte dal granchio rosso della Disney, ma questa non è la Sirenetta. Il “crescéndo”, come direbbe Rkomi, è “violénto”. Giudizio: peccato
Italia: Lucio Corsi, ‘Volevo essere un duro’ ★★★★☆
Due Marshall giganti e un piano a coda allungato a dismisura per un set che sta tra il rock e De Chirico. Il piede sotto il sedere e l’armonica a bocca suonata per davvero, quando all’Esc nessuno suona mezza nota. Non sarà un plebiscito di Douze points per il cantautore, che pare il più strano di tutti e alla fine, con i sottotitoli a spiegare la poesia, all’Eurovision è la normalità fatta talento. Giudizio: volevo essere un Lucio (come a Sanremo)
Azerbaigian: Mamagama, ‘Run With U’ ★☆☆☆☆
Paiono i The Kolors azeri che cantano ‘Get Lucky’, ma la voce, fastidiosamente crescente, non è quella di Stash. Giudizio: presto che non resisto, azerodisco
San Marino: Gabry Ponte, ‘Tutta l’Italia’ ★★★☆☆
Il David di Michelangelo che fa le bolle con il chewingum vince nella categoria Effetti speciali, ma anche l’Uomo vitruviano che si sdoppia e balla non è male. È il miglior inno al Belpaese, che non è proprio così Bel e il testo lo dice, da parte di un vicino di casa, San Marino, non sempre generoso di Douze points (sarà quel suo guardare gli altri sempre dall’alto). Gabry Ponte dj globale porta a Basilea il ballo globale per eccellenza, la tarantella, e che la tarantella funzionasse gliel’aveva detto la figlioletta in corso d’opera: “Suonala ancora papà”. Giudizio: Tutta l’Europa
Albania: Shkodra Elektronike, ‘Zjerm’ ★★★☆☆
Che sono Elektronike lo dice il nome d’arte. Scopo dichiarato è unire la musica di Shkodër (Scutari, nell’Albania nord-occidentale) con l’elettronica, ma c’è un po’ d’Italia in questo duo, perché la singer-songwriter dalla splendida voce Beatriçe Gjergji e il tastieroso Kolë Laca (già nei Teatro dell’Orrore) lì sono cresciuti dopo avere lasciato l’Albania. Il titolo della canzone è ‘Fuoco’, uno dei must dell’Eurovision (la pioggia di fuoco dall’alto e le lingue di fuoco dal basso, ma non qui). Giudizio: la sala apprezza
Paesi Bassi: Claude, ‘C’est La Vie’ ★★☆☆☆
Dal Congo ai Paesi Bassi quando aveva 9 anni, a cercare salvezza in Europa. Due stelle alla salvezza di uno per il quale “la vie” è stata più “en noir” che non “en rose” (lo canta lui, non Grace Jones). La canzone è però un già sentito, e tanto. Giudizio: due stelle alla vita
Croazia: Marko Bošnjak, ‘Poison Cake’ ★★☆☆☆
“Pensavi che fossi il tuo schiavo obbediente / Ma sono solo un serpente / E adesso è meglio che ti genufletti e preghi”. È la torta avvelenata di Marko, che è croato ma di cognome fa bosniaco. È il momento dell’horror medievale dell’Esc, che ancora si deve riprendere da Bambie Thug (Malmoe 2024). In mezzo c’è anche la filastrocca della paura che tanto ricorda Dario Argento. Giudizio: Profondo Bošnjak
Svizzera: Zoë Më, ‘Voyage’ ★★★★★
Nel primo piano pare dipinta da Caravaggio. Vista dall’alto della St. Jakobshalle, durante le prove, Zoë è attorniata da cameraman e addetti luce, quasi a proteggere dall’arena, in cerca di brividi forti, quel fiore che è la sua ‘Voyage’. E alla fine il brivido è grande. Giudizio: dove organizziamo il prossimo?
Cipro: Teo Evan, ‘Shh’ ★★★☆☆
Luci bianco sala operatoria, strutture semovibili, canto Bronsky Beat e l’Uomo vitruviano danzante perché, evidentemente, è il suo anno. Il laureato alla Berklee Teo Evan attinge dalla mitologia greca per una cosa che non ci abbiamo capito molto, ma piace per controllata frenesia. Giudizio: it’s only Teo Evan but I Like it
Keystone
Gabry Ponte (quello in basso al centro)