laR+ Eurovision Song Contest

E se rivincessimo? ‘Raccomando Friburgo’

Per Zoë Më il problema tecnico è sempre più un ricordo lontano. Un salto al Media Center e poi il gran finale con ‘Voyage’

‘Si tu veux, je par’
(Keystone)

‘Voyage’ è un lungo piano-sequenza, una rarità all’Eurovision Song Contest (Esc), dove la tendenza generale è quella di far fare alle telecamere ogni sorta di piroetta o volo pindarico. E invece Zoë Më e la direzione artistica hanno optato per una sorta di cinema d’autore. “Sono tornata in hotel piena di amore e felicità”, scriveva Zoë nelle ore successive alla sua prima esibizione. “Vorrei parlare del problema di telecamera di stasera. Naturalmente non fa parte della mia performance ed è la prima volta che è successo. È stato un problema tecnico e sono sicura che si troverà una soluzione da qui alla finale”.

Il “naturalmente” stava forse nel fatto alla fine del bridge della canzone, l’accelerato orchestrale che porta all’ultimo e risolutivo ritornello, qualcuno potrebbe aver pensato a una scelta artistica ‘avanguardistica’. E invece era proprio l’unica telecamera in azione a essersi ‘frizzata’. Un problema emotivo non da poco che con l’ultima delle prove, la ‘Dress rehearsal - Grand final’ (all’Esc si chiamano ‘prova vestito’, forse perché non ci sono chitarre da accordare) dovrebbe rientrare nella categoria dei brutti ricordi.

Ricorrenze

L’ultima prova, appunto. Di venerdì, Zoë con entourage svizzero-tedesco al seguito raggiunge il Media Center all’orario d’apertura, con un sorriso leggermente diverso da quello dell’incontro precedente. Prima della finale c’è una sorta di ‘finale anticipata’ che non è una prova come le altre: le esibizioni del venerdì sera vengono valutate dalla giuria dei singoli Paesi votanti, depositari del medesimo potere dato al pubblico nelle due semifinali: contare per la vittoria per il 50%. Zoë è fiduciosa: “Abbiamo provato così tante volte…”. ‘Voyage’ è settima nel gradimento del pubblico e al di là di come andranno le cose, il suo obiettivo non è cambiato: “Voglio fare una bella performance, so che con una canzone intima posso toccare il cuore della gente”. E ribadisce il concetto: “Voglio far sentire la mia voce. C’è tanta negatività nel mondo, abbiamo bisogno di un po’ più di gentilezza e sostegno reciproco”.

Che un Paese vinca due volte di fila è cosa che non accade da quando Israele vinse con Izhar Cohen (‘A-Ba-Ni-Bi’) e Gali Atari e i Milk & Honey (‘Hallelujah’), rispettivamente nel 1978 e 1979. Nessuno ha fatto meglio dell’Irlanda, che l’Eurovision l’ha vinto per ben tre volte di fila, dal 1992 al 1994. Ma se mai dovesse succedere, nessuno avrà nulla da dire e la Svizzera dovrà trovarsi una città. Viene da dire Basilea, tutto fino alla vigilia del gran finale è andato per il verso giusto. Da friburghese, Zoë consiglia caldamente Friburgo.