Nel film di Carlos Yuri Ceuninck, la storia di Quirino Rodrigues, l’unico abitante di Ribeira Funda, un piccolo villaggio ormai abbandonato
Esisteva qualcosa di intrinsecamente affascinante nella figura dell’eremita, che da dispensatore di saggezza sembra sia sempre di più un sinonimo di emarginazione. Le storie raccontate attorno al fuoco o sdraiati su un prato, osservando le stelle, hanno lasciato il posto ai discorsi da microfono e ai teleprompter, quindi urlare sembra essere diventato l’unico modo che le persone escogitano per costringere all’ascolto, per vincere questa eterna battaglia delle opinioni. Lontano da tutto, sulla punta nord di Capo Verde, Quirino Rodrigues era l’unico abitante di Ribeira Funda, un piccolo villaggio ormai abbandonato e da decenni annichilito dalla siccità. ‘Omi Nobu’, di Carlos Yuri Ceuninck, cerca di dialogare con questo personaggio, un guardiano di rovine, poco prima della sua prematura dipartita nel 2022.
Quirino è un giovane pescatore, “solo con Dio” dal 1984 mentre osserva le giornate scorrere dalla piccola casetta in sasso che domina la scogliera, circondato dall’oceano e dall’irta collina, spezzata in due come un fulmine dalla strada a zigzag che l’attraversa. Scandendo il tempo che passa con la sua piccola radio, unico tramite per ascoltare il mondo e le sue idee, Quirino osserva e ricorda, tra una passeggiata e una sigaretta, quel luogo che non c’è più, sospeso nel tempo e nello spazio, quel mare inaccessibile che è un paradiso perduto, dove la vita è un sogno breve, spietato e carico di sofferenza. ‘Omi Nobu’ è un omaggio che diventa un vero e proprio testamento, alla scoperta di una vita sconosciuta ma piena di significato, sempre rimanendo a osservare con calma e pazienza, delicatezza e rispetto, a distanza. La notte è quella vera, quella che intimorisce e che fa pregare per un raggio di luna, mentre il giorno è sotto a un sole cocente e imperdonabile, avvolto in un silenzio che è anche la forza malinconica di Ribeira Funda, tra il rumore in lontananza delle onde che si infrangono contro la scogliera e il vento che fischia e sibila, tagliato dal picco della montagna.