laR+ Locarno Film Festival

Ma che bel Festival!

Il direttore artistico Nazzaro ha offerto a pubblico e stampa un programma complesso forse, ma di grande impatto culturale e spettacolare

(LFF)
17 agosto 2025
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Locarno78 ha un vero vincitore, il direttore artistico Giona A. Nazzaro, di cui per la prima volta abbiamo visto pienamente realizzato il progetto di manifestazione cinematografica, e questo è un bel segnale per il futuro di questa manifestazione. In questo 2025, Nazzaro ha offerto a pubblico e stampa un programma complesso forse, ma di grande impatto culturale e spettacolare. 11 sezioni, 3 concorsi e 20 premi per un totale di 224 film, 101 prime mondiali e oltre 300 proiezioni. Una cinquantina solo per la retrospettiva ‘Great Expectations: British Postwar Cinema 1945-1960’, accolta ovunque con successo, con alcune testate che hanno rimproverato Cannes e Venezia per aver abbandonato questa strada, qualificante. Sappiamo di storici e giornalisti di varie parti del mondo giunti a Locarno proprio per questa straordinaria sezione. È una caratteristica, la Retrospettiva, da coltivare come fiore all’occhiello del Festival.

Sempre più indipendente è la sezione Concorso Cineasti del Presente, che ha visto premiato con il Pardo d’oro il film ‘Hair, Paper, Water...’ di Nicolas Graux e Truong Minh Quy, un film intimo che scava alle radici del tempo per ritrovarvi la vita. Tra i tanti film in questa sezione, uno in particolare ci ha colpito: ‘Balearic’ di Ion de Sosa, dramma di grande attualità sull’indifferenza e la mancanza di coscienza civile, un film che avrebbe fatto felice Alberto Moravia. Grazie ai premi dati a Locarno sono arrivati diversi ospiti importanti, da Lucy Liu (Career Achievement Award), Alexander Payne (Pardo d’onore), Milena Canonero (Vision Award Ticinomoda), Emma Thompson (Leopard Club Award), Golshifteh Farahani (Excellence Award Davide Campari). Grande anche il successo di pubblico per il 71enne Jackie Chan.

‘I love Locarno’

Il Concorso ufficiale ha offerto diversi buoni film, da alcuni anni non succedeva di trovarsi davanti a una qualità così alta delle opere, e quando durante la conferenza stampa di ‘Yakushima's Illusion’, la regista Naomi Kawase è esplosa in un grido “I love Locarno”, si è capito che anche i grandi film possono pensare a Locarno, alzandone ulteriormente il livello. Come già accaduto a Cannes, la nazione il cui cinema appare più in difficoltà è l’Italia: la presenza in Concorso dello sciocco ‘Le bambine’ ha solo confermato lo stato di crisi di quella cinematografia. Sarà comunque Venezia a dirne le condizioni. Meglio la condizione svizzera che ha portato in concorso ‘Le Lac’, un intellettualmente fine gioco cinematografico firmato da Fabrice Aragno. Attenzione all’attualità mediorientale è stata posta da due film: ‘With Hasan in Gaza’ di Kamal Aljafari e il premiato ‘Tales of the Wounded Land’ di Abbas Fahdel, entrambi belli e importanti. Il primo è la poesia del rimpianto, di quella Gaza che non ci sarà più con immagini di persa cartolina, il secondo, che la Giuria ha premiato, è la canzone della resistenza e della speranza.

Temi importanti sono stati toccati da film come ‘Solomamma’ di Janicke Askevold sullo spinoso tema della monogenitorialità e da ‘Sorella di Clausura’ di Ivana Mladenović, sulle trentenni ancora in casa in tempo di crisi, tema che riguarda tutto l’Occidente. Ma ci sono stati anche film dove grande è stato il lavoro sul linguaggio cinematografico: pensiamo a ‘As Estações’ (The Seasons) di Maureen Fazendeiro, un film archeologico che scava nel paesaggio, al ‘Dracula’ di Radu Jude, un omaggio a Hieronymus Bosch nel barbaro regno di Transilvania, a ‘Dry Leaf’ di Alexandre Koberidze, un film che grazie anche alle musiche del fratello Giorgi Koberidze si imprime nella memoria per la bellezza del suo dire, all’estremo gioco cinematografico di ‘Linije želje’ (Desire Lines) di Dane Komljen, e a ‘Mare's Nest’ di Ben Rivers che ha anche vinto il primo Pardo Verde, per i film sull'ecologia. Meritavano diversa attenzione due film come l’attesissimo ‘Mektoub, My Love: Canto Due’ di Abdellatif Kechiche e ‘Sehnsucht in Sangerhausen’ (Phantoms of July), un delicato e profondo acquerello sociale firmato da Julian Radlmaier. Di sicuro, al di là dei premi, il film che più ha dato luce al Festival è stato ‘Yakushima's Illusion’ di Naomi Kawase, splendido e indimenticabile.

Il pubblico ha sempre ragione (forse)

In Piazza Grande il pubblico ha premiato ‘Rosemead’ di Eric Lin, Prix du Public UBS 2025 che accompagna quello alla carriera di Lucy Liu, protagonista del film. Una bella soddisfazione per l’attrice, e anche un’indicazione per chi programma la Piazza: quello di Eric Lin è un buon film televisivo senza pretese, non ha certo il valore di ‘La petite dernière’ di Hafsia Herzi, ma una parte del pubblico se n’è andata per le scene di amor lesbico. ‘Un simple accident’ di Jafar Panahi, Palma d’oro a Cannes, non ha interessato molti; ‘Irkalla Hulm Jijiljamish’ di Mohamed Jabarah Al-Daradji è forse stato troppo triste per il pubblico; ‘Affeksjonsverdi’ (Sentimental Value) forse è troppo intellettuale per piacere a tutti. ‘Rosemead’ invece è facile da vedere e applaudire, e il pubblico ha sempre ragione. Forse…

È stato un Festival dalle molte feste, non solo alla Magistrale, quelle ufficiali, o al Paravento, da Marnin, nello spazio Campari, al Rivellino e tutte le altre, feste che hanno illuminato il Festival dando occasione di incontri e allegria. Cannes ha fatto lezione, Locarno la sta imparando, e con le feste arrivano i produttori. E se nascesse un vero mercato? Sognare costa poco. Grazie Direttore.