Una commedia che esplora il maggio '68 e la storia familiare di Christophe Boltanski
"La Cache" (Il nascondiglio) di Lionel Baier esce nei cinema della Svizzera italiana giovedì prossimo. Presentata in prima mondiale alla Berlinale a febbraio, la commedia ripercorre i fatti del maggio 1968 con, fra i protagonisti, un Christophe Boltanski bambino. Keystone-ATS ha intervistato il regista.
È stata una distributrice francese a proporre al regista di adattare il romanzo "La Cache" (éditions Stock, 2015) dello scrittore e giornalista francese Christophe Boltanski, ha spiegato Lionel Baier in un'intervista tenutasi ad agosto al Locarno Film Festival, dove il film è stato presentato nella sezione "Panorama suisse".
La sua prima reazione è stata piuttosto sconcertante: "Come si può fare un film da questa storia?". Nel libro infatti Boltanski racconta la storia della sua famiglia nell'arco di un secolo.
Gran parte del film ruota attorno all'appartamento dei nonni ebrei in rue de Grenelle, nel quale c'è un nascondiglio la cui presenza e funzione verrà svelata nel corso della pellicola.
"Nel libro, il maggio del '68 occupa solo una frase", spiega il regista. Tale frase fa riferimento al vernissage della prima esposizione di pittura dello zio di Christophe, Christian Boltanski, il 3 maggio 1968. Evento che non ha riscosso successo a causa della rivoluzione. I genitori di Christophe, in primis, sono scesi nelle strade a protestare.
Questa epoca "ci ha permesso di riprendere tutti i periodi del libro e risituarli in un momento preciso che i francesi conoscono bene, il maggio del 1968", ha detto Baier. In quel periodo "la Francia somigliava un po' all'Occupazione perché i commerci erano chiusi, c'erano interruzioni di elettricità e si era a corto di benzina", ha spiegato.
"Ciò che mi aveva toccato (nel libro, ndr.) era come Boltanski riusciva a parlare della Shoah e della guerra senza mai parlare dell'epoca", ha spiegato il regista.
Baier voleva da tempo fare un film su questo tema, "ma avevo paura all'idea di dover filmare gente in costume nazista, scene di guerra o deportazione", ha aggiunto, precisando che questo adattamento era quello giusto per trattare questa tematica da un punto di vista diverso.
Non c'è niente di tutto ciò in "La Cache", che pur mettendo in scena una famiglia ebrea, ne mostra il legame con il passato con comicità, ad esempio con la nostalgica bisnonna originaria di Odessa e con un debole per Prokofiev.
"Sono incapace di prendere le cose sul serio", ha detto Baier ridendo. "Nel libro di Christophe c'è già molto humour". "Più i temi sono duri, più l'umorismo permette di fare un passo di lato", ha proseguito.
Il film "è una reinterpretazione del libro", ha spiegato Baier. Ci sono infatti elementi che provengono dalla storia familiare del regista, che è di origine polacca. "La mia famiglia non ha vissuto la guerra perché era in Svizzera", ha precisato Baier.
"Ho scelto di colmare i vuoti con la finzione", proprio come Boltanski. "Una delle ragioni per cui ho accettato di fare questo adattamento è anche perché ho incontrato Christophe", ha spiegato.
"È qualcuno di una gentilezza, eleganza e intelligenza incredibile". "Non ha voluto partecipare al processo di scrittura", ha precisato, anche se "è venuto più volte sul luogo delle riprese, a Parigi e in Lussemburgo".
Altra particolarità del film è la presenza di una voce fuori campo (voce off), quella del regista, che narra i fatti e ci avvicina ai personaggi. "Già dalla scrittura della sceneggiatura c'era una voce off", ha spiegato Baier. "Non avevo mai fatto questo al cinema e mi interessava scriverne una. Ma è stato complicato perché non sapevamo chi dovesse parlare".
Dopo aver provato varie cose durante il montaggio, quasi alla fine è stata scelta l'opzione "del regista che spiega lui stesso di aver fatto un adattamento cinematografico", ha proseguito Baier, aggiungendo che nella pellicola molte cose sono frutto della sua invenzione.
Lo stesso Baier appare nel film anche come attore in un ruolo secondario dove interpreta il padre di una famiglia borghese, vicina di casa dei Boltanski.
La musica gioca un ruolo importante nella pellicola, calzando ad esempio a pennello con le immagini del pavimento scricchiolante dell'appartamento della rue de Grenelle. Per l'occasione, Baier ha per la prima volta collaborato con dei compositori, nientedimeno che i fratelli Baldenweg.
"Diego e Lionel sono due persone molto creative", ha detto. "Il processo è stato un po' particolare: hanno fatto dapprima dei ritmi poi dell'improvvisazione free-jazz", ha spiegato. Ciò ha funzionato bene perché "il film ha una tonalità un po' jazzy, che assomiglia al jazz che c'era a Parigi negli anni '60".
"La Cache" è anche l'ultima volta sul grande schermo dell'attore francese Michel Blanc, morto improvvisamente il 3 ottobre 2024. Nella pellicola interpreta il nonno Etienne Boltanski.
Baier, oltre ad essere regista è anche produttore, assieme ad Ursula Meier, Jean-Stéphane Bron e Frédéric Mermoud ha fondato nel 2009 Bande à part Films. I quattro, in particolare Baier e Bron, producono i propri film a vicenda.
Al momento il regista sta producendo il nuovo film di Meier "Quiet Land", le cui riprese si terranno negli Stati Uniti. "In qualità di produttore si apprende molto da come lavorano gli altri", ha detto.