Giura che non smetterà di esplorare la musica: ‘È il mio viaggio, la mia vita’. Il 15 marzo il Jazz Cat Club al Sociale per ascoltarlo in versione crooner
Sabato 15 marzo alle 20.45 Nick The Nightfly sarà ospite del Teatro Sociale di Bellinzona, per una delle trasferte del Jazz Cat Club. Affiancato da Nico Gori al clarinetto e sax, e dai talentuosi musicisti dei Young Lions, il noto crooner e Dj di Radio Monte Carlo proporrà un inedito programma di composizioni originali e standard del jazz.
Nick The Nightfly, prima ancora che conosciutissimo Dj sei un musicista e un appassionato di musica. Come definiresti i tuoi gusti musicali e quale musica ascolti oggi?
Ascolto tutta la musica, senza limiti di genere. Il mio gusto è aperto e trasversale, perché credo che la musica si distingua per la qualità, non per le etichette inventate dall’industria discografica. Come diceva Duke Ellington, esistono solo due tipi di musica: quella bella e quella brutta. Tutto dipende dalle orecchie di chi ascolta e da come la musica riesce a toccare le persone. Alcuni artisti hanno il dono di creare musica capace di arrivare a tutti, sia nel jazz che nella musica popolare. Io trovo del buono in ogni stile e non mi pongo limiti nell’ascolto. Dal rock alla musica classica, dal soul alla bossa nova, dal jazz alla world music: la bellezza si trova ovunque, basta saperla riconoscere.
La tua passione per la musica pare sia iniziata molto presto: è informazione che corrisponde a verità?
Assolutamente. Sin da bambino ascoltavo i leggendari programmi di Radio Luxembourg, sulle onde lunghe, sognando mondi lontani nel buio della mia stanza. Poi a 15 anni ho formato la prima band. Ho sempre cantato e suonato la chitarra, che ancora oggi è lo strumento che uso per scrivere musica. A questa passione ho poi affiancato il mio lavoro in radio, un percorso che dura da quasi 40 anni.
E il jazz come è entrato nella tua vita?
La passione per il jazz e i per crooner nasce dalle grandi orchestre di Count Basie, Duke Ellington, Quincy Jones e da gruppi come i Manhattan Transfer. Tutta musica che sentivo a casa. Mia madre poi mi cantava i classici di Sinatra. Amo molto lo swing e le big band in particolare per la loro energia unica, e perché impongono una disciplina orchestrale molto utile. Big band e swing dovrebbero far parte del percorso di ogni jazzista. Suonare in una formazione simile è un’esperienza formativa straordinaria.
In ambito jazz ti muovi tra big band e quintetto. Parlaci del concerto di Bellinzona…
Sì, ho una mia big band da più di vent’anni diretta dal talentuoso Gabriele Comeglio, che insegna anche a Lugano. Però lavoro e giro l’Italia soprattutto con il mio quintetto. A Bellinzona presenteremo un concerto in anteprima con il clarinettista e sassofonista Nico Gori e i suoi Young Lions, giovani musicisti di grande talento. Con Nico ho già collaborato in passato, anche a Umbria Jazz, ma questa sarà un’occasione speciale per fare un intero concerto insieme. Proporremo sia mie composizioni che una selezione di grandi classici e standard jazz. Il bello del jazz è che si lascia sempre reinterpretare.
In radio hai un’esperienza di quasi quarant’anni…
Eh sì, ho iniziato nel 1988 con Alberto Hazan a Radio Monte Carlo, dove ho creato il programma Monte Carlo Nights, che ancora oggi porto avanti. Nel tempo, ho esplorato tantissimi stili musicali, cercando ovunque artisti straordinari che meritano di essere scoperti. Oggi, con la tecnologia, basta premere un tasto per accedere a un universo di musica fantastica, spesso creata da giovani talenti.
Sempre questa voglia di scoprire e proporre cose nuove…
Credo che sia fondamentale stare al passo coi tempi. La nostalgia ha il suo fascino, ma bisogna anche aprirsi al nuovo, alle sonorità e agli stili che evolvono. In giro si trova di tutto, ma al di là del discorso della qualità prima ancora che stupire con la tecnica la musica deve emozionare. È la cosa più importante, anzi fondamentale, se vuoi arrivare al pubblico.
Insieme a tutto questo, da oltre vent’anni sei anche direttore artistico dello storico Blue Note di Milano. Come costruisci i programmi del club? Con un occhio all’arte e uno al botteghino?
Evidentemente. Il Blue Note è un’avventura iniziata nel 2003. Ricordo ancora il concerto inaugurale con Chick Corea, un momento indimenticabile. Da allora, sul nostro palco si sono succeduti artisti straordinari, non solo i grandi jazzisti ma anche icone della musica italiana e internazionale, da Ornella Vanoni a Patti Smith, da Pino Daniele a Liam Gallagher. L’equazione è semplice: occorrono grandi artisti per fare grande musica e attirare il pubblico.
Poi è importante promuovere nuovi talenti, è una delle cose che amo di più: ad esempio, consiglio di tenere d’occhio Michael Mayo, che ha suonato da noi qualche giorno fa e che sono sicuro diventerà la nuova stella del jazz vocale maschile, mentre sul versante femminile abbiamo già Samara Joy, una giovane con cinque Grammy all’attivo che torneremo a proporre a breve.
Per lasciarci, un pensiero finale sulla musica...
La musica è il mio viaggio e la mia vita, e non smetterò mai di esplorarla.