laR+ La recensione

Niente scherzi, era il Trio di John Scofield

Un primo aprile di grande musica al Lac, un dialogo musicale tra solida tradizione e impertinente innovazione degno dei conclusivi applausi scroscianti

Martedì 1° aprile, Lugano
(laRegione)
2 aprile 2025
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Il primo aprile 2025 si smarca dalle tradizionali burle ittiche e si erge irrinunciabile per gli appassionati: il John Scofield Trio porta la sua magia al Lac di Lugano con un evento (in collaborazione con Jazz in Bess) di fortissimo richiamo. Con Scofield alla chitarra, Bill Stewart alle percussioni e Vicente Archer al contrabbasso, il concerto promette un dialogo musicale ricco di solidità e improvvisazione tra composizioni iconiche e nuove esplorazioni: un evento che unisce solida tradizione e impertinente innovazione in uno tra i più celebrati templi europei della cultura: una sala da concerti favolosa dove ogni dettaglio sonoro e visuale ha il giusto spazio.

John Scofield (Dayton, Ohio), sound inconfondibile, da più di cinque decadi ricompilatore di quel jazz moderno che fonde blues, funk e rock grazie un denso suono semi-saturo, una magistralità compositiva e un estro esecutivo di valore supremo. A 72 anni ‘suonati’ la sua carriera – costellata di collaborazioni con Miles Davis, Herbie Hancock e Pat Metheny – brilla ancora di piena energia creativa. Il suo fraseggio angolare, costruito su intervalli spigolosi e taglienti, rimane una firma stilistica unica e inconfondibile. Bill Stewart (Des Moines, Iowa), batterista capace di poliritmie fuori di cranio, compagno di John da oltre 30 anni, è abilitato alla tessitura di trame originalissime e di spazialità stupefacente. Vicente Archer (Brooklyn, New York) contrabbassista di eccellente profondità sonora, a sua volta – e da anni – collaboratore fidato del Conducător Ohiano. Il suo approccio minimalista ed elegante completa il trio innestando un collegamento ideale tra tradizione acustica ed elettrica modernità. Insomma, tre grandi musicisti statunitensi in grado di fare dimenticare The Donald e i suoi compari per almeno 100 minuti. Cosa non trascurabile.

Ed ecco a voi Scofield, Stewart e Archer beccheggiare dentro una bolla fluttuante sull’enorme palco del Lac: con una strumentazione ridotta all’osso, i tre albergano, con tutti i comfort, dentro un’isola invisibile per naufraghi di lusso. E la musica parte di brutto su un medium shuffle mosso, con tanto di scambio di four canonici e altre chicche. È la musica di Monk a mettere in pista il Trio: “You can’t beat the classics”! E, da lì in avanti, l’incedere spigoloso di Scofield guida la parata, un pifferaio magico della 6-corde con, al seguito, una corte di assoluta vaglia: se John le suona e le canta magistralmente, Bill, da quel grande e sperimentato percussionista quale è, ricama pizzi e merletti come fossero sinapsi aperte mentre Vicente si fa carico del ruolo di ancoramento attorno al quale ruota liberamente il turbine iridescente di suoni semi-saturi e ricchi di asperità, una crestomazia inesauribile che si innalza fino a collassare per poi risorgere edificando un respiro sinusoidale coerente, a prova di bomba e senza cesure. Brani originali si alternano a standard più o meno noti: ecco sfilare Monk, Miles (dove John strizza l’occhiolino al suo, forse, più grande mentore) e Coltrane, con un’interpretazione esoterica e delicatissima di ‘Naima’: roba da rischio coronarico per i teneri di cuore!

Insomma, l’uso istituzionalizzato di double stops, recidiva tutta sua, e di tutto l’armamentario di ricerca sviluppato sullo strumento, rendono ‘Sco’ una delle eccellenze stilistiche della chitarra interpretata in maniera ellittica, asimmetrica e personalissima. La ‘compagnia bella’ di Stewart e Archer incornicia splendidamente la consistenza musicale di un gran concerto dando vita a una rappresentazione di eminenza assoluta: applausi scroscianti e bis en douceur ci stanno tutti! Senza Pesci d'Aprile...

Ci vediamo il 10 maggio a Jazz in Bess con Henri Texier.