Dal dualismo gnostico alle promesse di immortalità digitale di Elon Musk e Peter Thiel, miti e misticismi nascosti nelle tecnologie antiche e nuove
Nel programma degli Eventi letterari Monte Verità, Erik Davis è descritto come “visionario”. Ma in questo caso non è la classica frase fatta: la ricerca di Davis spazia dalla musica psichedelica alla fantascienza, dall’occultismo alle nuove forme di spiritualità nell’era digitale. Alla fine degli anni Novanta Davis ha pubblicato ‘Techgnosis’ (tradotto in italiano nel 2023 per Produzioni Nero), analizzando il complesso rapporto tra misticismo e cultura digitale.
Giovedì alle 19.30 al Palacinema di Locarno, Erik Davis sarà in dialogo con Stefano Knuchel per l’apertura degli Eventi letterari Monte Verità (eventiletterari.ch).
Erik Davis, cosa intende con “techgnosis”? Quando parliamo di tecnologia pensiamo a una attività razionale, non certo alla spiritualità.
Il termine era sicuramente provocatorio. Ed era un modo per sostenere, fin dal titolo, la mia tesi principale: nonostante la tecnologia, e in particolare la tecnologia dei media su cui mi stavo concentrando, siano prodotti della ragione e di un quadro mentale moderno basato sul progresso, sullo sviluppo, sull’applicazione industriale, sui mercati e sul capitalismo, nonostante tutto questo se guardiamo a come le tecnologie sono immaginate, a come funzionano e a come offrono quelle che si potrebbero chiamare ideologie, o modi di comprendere il mondo, ci rendiamo conto che c’è una relazione con la storia molto più lunga della religione, della mitologia e anche di una sorta di esoterismo o misticismo magico.
Quindi questo è il grande progetto. Techgnosis è un termine provocatorio per dire “ehi, pensiamo di avere a che fare solo con la ragione, con la scienza, col capitalismo e i mercati, ma in realtà siamo ancora nel campo di questi temi più profondi, più antichi e più ambigui”.
Perché richiamarsi proprio allo gnosticismo, un particolare movimento religioso nato nei primi secoli dopo Cristo?
Lo gnosticismo ha giocato un ruolo enormemente importante sia nel cristianesimo che nel pensiero esoterico e mistico moderno ma in realtà è un concetto ampio, tanto che si discute se abbia senso usare questo termine anche storicamente. Quello che voglio suggerire è che ci sono alcuni temi della gnosi che vengono raccolti e trasformati dalla tecnologia, in particolare dalla tecnologia digitale. In particolare, molti gnostici hanno una sorta di dualismo radicale sul mondo: il mondo era caduto, il mondo era una trappola, il mondo non era stato creato da una divinità benevola, ma era in realtà un problema, un errore. E che il lavoro dell’immaginazione religiosa era di fuggire. Questa logica di fuga e quel dualismo tra materia e spirito mi sembra vengano riprodotti abbastanza chiaramente all’interno della cultura tecnologica.
Anche se non si usa più il linguaggio della mistica, non si pensa più al pleroma (termine che indica la totalità dei poteri di Dio, ndr), non ci si preoccupa più di come interpretare la Genesi, il modello è essenzialmente lo stesso. E ho scritto questo prima che uscissero i film di Matrix: quando ho visto il primo film della serie, ho pensato: “Sì, è questo, è quello che intendo”. Siamo intrappolati in un’illusione generata tecnologicamente, in realtà siamo sfruttati, abusati e dobbiamo fuggire, dobbiamo svegliarci, prendere la pillola rossa e uscire dall’illusione. Questo è un mito molto, molto gnostico.
Dal primo Matrix, e dal suo libro, sono ormai passati diversi anni.
Ho scritto questo libro un quarto di secolo fa e ciò che è sorprendente, anche se non del tutto piacevole, è che molte delle cose di cui ho parlato sono ancora più evidenti ora, con il crollo delle idee di progresso, con i problemi delle idee progressista e gli umori reazionari e populisti. Sono più visibili con l’IA, sono più visibili con certe idee di usare la tecnologia per fuggire dalla Terra e popolare altri pianeti.
Scienziati, filosofi e tecnologi sono fisicalisti e materialisti, non credono negli spiriti, non sono interessati a Dio, non pensano che la religione sia preziosa, ma questo atteggiamento è sempre più in minoranza. E anche nel contesto della scienza e della tecnologia, le cose che fanno, il modo in cui vengono recepite nella società e persino, in una certa misura, le loro stesse motivazioni devono essere viste sullo sfondo di queste storie di trasformazione, di salvezza, di dannazione. Credo che siamo fondamentalmente religiosi nel senso ampio del termine. È questo quello che ho cercato di far capire parlando di techgnosis.
Non si aspettava quindi di ‘prenderci’ così tanto.
Oh, ci sono molte cose che ho mancato, in ‘Techgnosis’. Come tutti, non ho anticipato i social media e quanto importanti sarebbero diventati e neppure il cellulare. E penso che molti degli effetti davvero negativi che possiamo ora vedere nella cultura digitale derivino dagli smartphone e dai social media. E sebbene parli dell’animismo e dell’intelligenza artificiale, il mio libro non è davvero impostato per affrontare il problema dell’IA.
Ma sono anche davvero sorpreso di quanto sia ancora rilevante, e sono sorpreso quando incontro persone più giovani – mediatori dell’area di San Francisco, persone che usano psichedelici e che lavorano nell’IA –, che lo trovano ancora rilevante da leggere. Sono sorpreso, ma è anche vero che è normale che con i cambiamenti politici e il crollo delle visioni consolidate queste storie più antiche stiano riemergendo.
Ne abbiamo un buon esempio con Elon Musk. Da un lato lui e il suo compare Peter Thiel – per certi versi ancora più importante di Musk – li possiamo classificare come libertari, come tecno-libertari. E nel mio libro parlo del tecnolibertarismo e parlo dello spirito libertario in America, di questo desiderio di libertà, di trovare un nuovo regno, un nuovo spazio che possiamo andare a colonizzare. Questo valore fondamentale della libertà, nell’interpretazione libertaria americana, è un po’ come questo spirito gnostico: è il desiderio di essere liberati dalla prigione. E infatti, se leggi davvero sulla retorica dell’andare su Marte e colonizzare la galassia, molto di essa ha questo linguaggio di fuga dalla prigione, di fuga dalla gravità, di trascendere letteralmente la Terra.
Ma i tecno-libertari sono solo un lato del fenomeno.
Attualmente negli Stati Uniti il potere nel governo può essere visto come fusione di due forze molto diverse. La prima è il tecnolibertarismo, con un po’ di sfumatura fascista: il governo deve farsi da parte, lasciare spazio ai grandi uomini del capitalismo che costruiranno il futuro e ci permetteranno di andare su Marte. La seconda è il nazionalismo cristiano. Non è semplice cristianesimo, e nemmeno cristianesimo conservatore come abbiamo avuto per centinaia di anni negli Stati Uniti. Il nazionalismo cristiano è un movimento relativamente nuovo all’interno del cristianesimo americano, a volte chiamato New Apostolic Reformation, basato sull’idea di prendere il controllo. Non più cercare di resistere al mondo moderno, resistere ai media, resistere al governo costruendo una propria comunità che rimane al di fuori. L’idea del nazionalismo cristiano è entrare nei vari ambiti della società – la politica, i media, la cultura, l’accademia, le forze armate… –, per costruire un Regno per Cristo, rifiutando il secolarismo.
Cristiani nazionalisti e tecno-libertari non si abbinano davvero: da una parte tizi che vogliono colonizzare altri pianeti e collegare cavi al tuo cervello per diventare tutt’uno con l’IA, dall’altra gente che vuole solo distruggere i progressisti perché odiano gli omosessuali. Eppure nei modi un po’ strani che rientrano nel concetto di techgnosis stanno trovando modi per fondersi, e infatti Peter Thiel, che da un lato è un tecno-libertario, dall’altro è una specie di cristiano, usa il linguaggio cristiano e parla di valori cristiani. Decisamente non mi aspettavo che succedesse in questo modo.
Tornando al concetto di techgnosis, è solo il misticismo a influenzare la tecnologia o è anche il contrario? L’idea di un’anima immortale prigioniera del corpo fisico ha guidato i progetti di ‘caricare’ la propria coscienza in un computer, ma forse anche il contrario e quella tecnologia sta ridefinendo la nostra idea di anima immortale?
Oggi è perfettamente normale, tra persone intelligenti e ben informate inclusi brillanti tecnologi di una certa area, parlare delle possibilità tecnologiche di immortalità, che si tratti di un modo per caricare la mente in un mainframe o di estendere la vita fisica con robot e corpi cyborg. Possiamo quindi pensare che la tecnologia stia effettivamente realizzando, o rendendo concrete, idee, intuizioni e desideri legati al sacro come l’immortalità. Ma c’è anche un altro modo di vedere la questione: siamo di fronte a una parodia satanica, come una satira di quei desideri. Un certo tipo di cristiano conservatore potrebbe guardare a queste tecnologie e opporsi. Abbiamo quindi queste visioni concorrenti e ci troviamo in una situazione di rumore, causato dal confronto tra queste visioni.
Questo dialogo tra misticismo e tecnologia riguarda solo il digitale? Penso all’elettricità e allo spiritismo ottocentesco.
Nel mio libro, il secondo capitolo riguarda proprio l’elettricità e come l’elettricità e l’elettromagnetismo abbiano messo in moto una serie di nuove tecnologie – il telegrafo, la radio, la televisione –, ma anche nuovi modelli e nuove esperienze di spiritualità. Il mesmerismo è un ottimo esempio; un altro è lo spiritualismo con le sedute spiritiche che le persone tenevano nel XIX secolo: uno dei principali giornali in America per gli spiritualisti si chiamava ‘The Celestial Telegraph’.
Ma questo è il mio secondo capitolo. Nel primo capitolo parlo di qualcosa che per noi è così naturale, oggi, che fatichiamo a concepirlo come una tecnologia: la scrittura. La scrittura è una tecnologia, trasforma la coscienza e la cultura perché crea registrazioni, per il modo in cui le menti individuali si relazionano alla scrittura. Ed è lì che inizia davvero la techgnosis, perché questa tecnologia viene usata per comunicare le nostre idee su tutto, comprese le nostre idee su Dio. Qual è stato il supporto fisico associato all’ebraismo? Un rotolo. La Torah è un rotolo e ancora adesso la Torah viene non dico venerata, perché sarebbe idolatria, ma trattata con incredibile cura, amore e devozione. Pensiamo al modo in cui il cristianesimo si è diffuso: con le lettere di Paolo e altre lettere che non sono finite nel canone. Non si usava più il rotolo, ma qualcosa come il codice, il libro: anche se non uguale a quelli di oggi, potevi muoverti tra le pagine invece di srotolare un rotolo. E questo secondo alcuni studiosi cambia il modo in cui si interagisce con le Scritture, quindi il modo in cui l’anima interagisce con Dio, o il modo in cui concepiamo la storia. Pensiamo all’idea della fine del libro, e di fine della storia.
Quando vai da Platone, nel Fedro, è come se Socrate dicesse che la scrittura è cattiva perché ti toglie la memoria e permette alle persone di leggere informazioni al di fuori del contesto della relazione tra insegnante e studente. C’era quindi questa idea di una tecnologia che è un po’ troppo democratizzante e sposta le nostre memorie.
L’ultima domanda che le pongo è: dove stiamo andando?
Questa è sicuramente la domanda più difficile: non sono mai stato particolarmente bravo a prevedere cosa ci aspetta. Penso di rispondere innanzitutto dicendo che, anche se ci sono così tante cose di cui preoccuparsi e queste cose accadono a livello tecnologico, questo non significa che la tecnologia sia l’unica forza in gioco. Perché tutto ci sembra un problema tecnologico, perché ogni problema lo seguiamo e lo modelliamo attraverso la tecnologia, ne discutiamo in questa sfera pubblica – in un certo senso molto sfortunata – che abbiamo creato con internet e i social media.
In generale, penso che non abbiamo altra scelta che lottare per quelli che consideriamo essere i valori fondamentali, anche se le cose sembrano cupe o persino apocalittiche. Magari sei un nichilista e quindi la priorità è divertirsi il più possibile, ma penso che molte persone vogliano impegnarsi attivamente per dei valori: religiosi, spirituali, la preghiera, relazioni con altre persone o con la Terra… sono una specie di pluralista, su queste cose, anche se non è una posizione molto popolare di questi tempi.
Non è una risposta alla sua domanda, ma più un’opportunità da prendere in considerazione: più avremo in chiaro quali sono le implicazioni, il contesto, le mitologie, ideologie e teologie – sia nascoste che evidenti – che circondano i nostri modelli di futuro, meglio ci muoveremo sia come individui che come collettività.