Scienze

Una nuova arma contro la schistosomiasi

Identificata una classe di molecole che blocca un enzima fondamentale per il parassita, la cui infezione colpisce milioni di persone nel mondo

(Foto: Centers for Disease Control and Prevention’s Public Health Image Library )
7 luglio 2023
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Una nuova arma è stata identificata per la lotta alla schistosomiasi: una malattia del terzo mondo molto trascurata, che però si sta diffondendo anche in Europa e in Cina a causa del cambiamento climatico, e che causa ogni anno circa 200 milioni di infetti e fino a 200mila morti.

Ad oggi, contro questa malattia è disponibile un solo farmaco, ma una nuova cura potrebbe presto essere disponibile grazie allo studio condotto dall'Università dell'Aquila insieme all'Università americana dell'Illinois a Chicago e al Centro Medico Universitario Rush di Chicago. La ricerca, pubblicata sulla rivista Nature Communications, ha infatti individuato delle molecole capaci di bloccare un enzima vitale per il parassita alla base della malattia, aprendo così la strada a un nuovo approccio terapeutico.

La schistosomiasi è un'infezione causata dal parassita schistosoma e, dopo la malaria, è la seconda malattia tropicale a maggiore prevalenza nel mondo. Le varie specie del parassita sono endemiche in molte nazioni del mondo, in Africa, Estremo Oriente e Sud America. L'infezione causa anche molte malattie croniche e disabilità: ad esempio, 40 milioni di donne sono colpite ogni anno dalla schistosomiasi genitale femminile, che è strettamente correlata all'insorgenza del cancro alla cervice e all'infertilità.

Ora, i ricercatori guidati da Valentina Petukhova dell'Università dell'Illinois, Sammy Aboagye del Centro Rush e Matteo Ardini dell'Università dell'Aquila, hanno fatto un importante passo avanti contro questa malattia: hanno identificato per la prima volta una nuova classe di molecole capaci di bloccare un enzima fondamentale per il parassita. Questo risultato, inoltre, apre anche ad applicazioni ad ampio spettro contro altre malattie parassitarie strettamente connesse alla schistosomiasi e di notevole importanza in ambito veterinario: molte di queste potrebbero essere curate con le stesse molecole identificate in questo studio.