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San Bernardo e cineprese, la magia del cinema avvolge Minusio

Il Ticino ospita le riprese del film ‘Mein Freund Barry’ che racconta la storia del leggendario cane da salvataggio. In scena tanti attori a quattro zampe

Il regista Markus Welter con un giovane attore e uno dei San Bernardo
(Ti-Press)
5 marzo 2025
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«Aktion!», la parola risuona come Abracadabra, formula magica come magico è il cinema. Un incantesimo che in queste settimane ha avvolto il Ticino e in particolare Minusio, sede delle riprese del film “Mein Freund Barry”, diretto da Markus Welter e prodotto da Marcel Wolfisberg e dalla sua casa di produzione lucernese Atlantis Pictures in collaborazione con la tedesca Mmc Zodiac.

Un set che, dopo le riprese in esterna sulle montagne del Vallese, è arrivato in Ticino a fine febbraio grazie alla collaborazione fra la casa produttrice e Ticino Film Commission (di concerto con Valais Film Commission) che, come spiega la responsabile operativa Lisa Barzaghi, su richiesta del regista ha individuato in una dimora storica di Minusio il luogo adatto per ricostruire l’ambiente dell’Ospizio del San Bernardo alla fine del XVIII secolo, mentre alcune scene sono state girate in Val di Blenio nella chiesa romanica di Negrentino.

Importanti anche le ricadute in termini di indotto, dall’occupazione degli alloggi da parte della troupe (un’ottantina di persone) per tre settimane in bassa stagione all’impiego di tecnici e comparse del Locarnese, oltre alle ricadute positive in termini di immagine per Minusio e il Ticino tutto.

Storia d’amore e coraggio a quattro zampe

Il film è ispirato a una storia vera con protagonista il leggendario cane di San Bernardo Barry, da cui prende il nome la fondazione con sede in Vallese e a cui sono attribuiti oltre 40 salvataggi di persone in situazioni anche molto difficili.

È superfluo dire che gli attori a quattro zampe hanno facilmente catalizzato l’attenzione di chi scrive (e di buona parte dei presenti) durante il sopralluogo sul set: professionalissimi durante le riprese grazie all’ottimo addestramento ricevuto, felicemente spalmati, con la loro maestosa stazza, sul prato di fronte al lago nelle pause, impegnatissimi a ricevere carezze e attenzioni dalla troupe e dalle comparse nei loro abiti da montanari d’epoca.

Una presenza, quella dei San Bernardo sul set, che ha richiesto un grande impegno, durato circa un anno: è stato necessario avere a disposizione cani di diverse età, dai cuccioli fino agli esemplari di grossa taglia, e che fossero il più possibile simili fra loro per replicare la crescita del cane durante la storia.

Sono in tutto sedici i cani impiegati sul set, dove arrivano in momenti diversi secondo una pianificazione prestabilita, a seconda della necessità di avere un cane più o meno giovane per le scene da girare. «Non è stato possibile ottenere tutti i cani dalla Fondazione Barry – spiega il produttore Marcel Wolfisberg – ma essa ci ha fornito i contatti degli allevatori ai quali rivolgerci e il know how. È stato complesso, in particolare lavorare con i cuccioli: è difficile pianificare, perché durante una scena spesso fanno quello che vogliono, per esempio a volte guardano da un’altra parte e bisogna attirarli con i croccantini».

Un lavoro di calma e pazienza portato avanti da Alexandra Lovisi, addestratrice di animali per produzioni cinematografiche: «Per un lavoro così importante – spiega – è importante scegliere cani che siano molto aperti al contatto con tante persone: una volta trovati gli animali con queste caratteristiche, non ci sono problemi, anche se le riprese con gli stunt a volte sono un po’ più difficili».

Cuccioli e cani più grandi che hanno dovuto anche interagire con attori bambini, scelti in un casting, durato mesi, che ha coinvolto 600 piccoli aspiranti, tutti svizzeri, fra gli 8 e i 12 anni e la cui preparazione ha richiesto quattro mesi. «Un lavoro molto impegnativo, ma abbiamo trovato dei talenti che ci sorprendono ogni giorno», racconta Wolfisberg.

Un set green e sostenibile

Oltre al grande impegno per l’addestramento dei cani, una particolare attenzione è stata riservata anche alla sostenibilità: dagli spostamenti di veicoli ridotti al minimo indispensabile ai pasti per la troupe con ampie proposte vegetariane, la produzione opera in modo da essere il più possibile “green”. Persino la neve artificiale usata per simulare gli esterni dell’ospizio è stata realizzata utilizzando materiali biodegradabili, di natura cartacea, facilmente eliminabili in poco tempo una volta terminate le riprese.

Sul set l’atmosfera sembra rilassata, complice anche la splendida giornata di sole: si sente parlare soprattutto tedesco, ma a sprazzi alle orecchie arriva il suono familiare dell’italiano e del dialetto ticinese delle comparse locali.

“Azione”, dunque, e sulla scena cala un silenzio irreale. Tratteniamo quasi il fiato mentre sotto di noi si spande la magia del cinema, il cortile si trasforma in una scena di fine Settecento, c’è un uomo trasportato da una barella e soccorso da un religioso, qui e là passeggiano i cani tenuti al guinzaglio dalle comparse, su una scalinata due ragazzini in un ampio pastrano sembrano intenti a commentare quello che accade davanti a loro. Poi stop, si ritorna nel 2025, riprendiamo a respirare, fino alla prossima scena. E silenzio, rispettoso, c’è anche al di fuori, all’esterno della tenda dove il regista visiona il girato: solo il canto di un passero e il truuu-truuu di un piccione sono difficili da mettere a tacere.

Alla fine, rientrando verso il luogo di ritrovo, la sorpresa che un po’ tutti ci aspettavamo ma che non si era ancora manifestata: tre splendidi cuccioli, stesi al sole, probabilmente affaticati, perché forse essere così carini è una fatica, ma qualcuno deve pur farlo. E comunque vada, loro sono già da Oscar.