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Il crepuscolo di strass per Pamela Anderson

In sala ‘The Last Showgirl’ di Gia Coppola, sorprendente prova dell'attrice

(BODY OF WORK FILM LLC)
4 aprile 2025
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Ai recenti Razzie Awards – gli irriverenti premi che da anni precedono gli Oscar prendendosi gioco del peggio del cinema americano –, Pamela Anderson ha ricevuto il Redeemer Award, riconoscimento destinato a chi, dopo aver vinto un Razzie, riesce a redimersi con un film degno di nota. Del terribile ‘Barb Wire’ che le valse il premio quale “Worst New Star” non parliamone: erano gli anni Novanta, ‘Baywatch’ era sugli schermi (e nelle fantasie perlopiù maschili) di mezzo mondo. Parliamo invece di ‘The Last Showgirl’ di Gia Coppola, anche perché sempre ai Razzie 2025 il nonno di Gia, tale Francis Ford Coppola, ha vinto il premio quale peggior regista, in un curioso incrocio di generazioni e aspirazioni artistiche. Che se vogliamo è un po’ il tema di ‘The Last Showgirl’: il tempo che passa, l’inattualità di vecchi modi di fare spettacolo e la difficoltà di reinventarsi quando il mondo decide che è ora di voltare pagina.

Assistiamo agli ultimi giorni di “Le Razzle Dazzle”, uno spettacolo di showgirl con piume e paillettes che rappresenta l'ultimo baluardo di un'era dorata di Las Vegas ormai soppiantata da performance più contemporanee. Al centro della storia troviamo Shelly (la sorprendente, visti i precedenti, Pamela Anderson), una danzatrice di 57 anni che ha dedicato trent'anni della sua vita a questo spettacolo, sacrificando relazioni personali e maternità per inseguire il sogno di brillare sul palco. Quando Eddie (Dave Bautista), il direttore di scena con cui Shelly ha una storia irrisolta, annuncia che lo spettacolo chiuderà entro due settimane, il mondo di Shelly va in frantumi. Il film segue Shelly mentre tenta disperatamente di trovare un nuovo ingaggio in un mondo che non ha più spazio per lei, affrontando insieme alla sua amica ed ex showgirl Annette (Jamie Lee Curtis) i rimpianti per le scelte fatte e cercando di ricostruire un rapporto con Hannah (Billie Lourd), la figlia ormai adulta che Shelly ha sostanzialmente abbandonato per dedicarsi alla carriera.

L’interpretazione di Pamela Anderson, come detto e riconosciuto più o meno da chiunque, è notevole, dando autenticità a un personaggio vulnerabile, fragile ma determinato, una donna imprigionata in un eterno stato adolescenziale che le impedisce di accettare la realtà che cambia. Shelly è al contempo eroica e patetica, nella sua ostinazione a considerare il “Le Razzle Dazzle” un'espressione artistica erede dei teatri parigini e non – come le ricorda brutalmente la figlia – un semplice “spettacolo di nudità”. Ma tutto il cast di ‘The Last Showgirl’ regala interpretazioni notevoli, e qui vale la pena ricordare Jamie Lee Curtis mentre balla ‘Total Eclipse of the Heart’ su un podio nel casinò e Dave Bautista che dimostra di essere un vero attore e non semplicemente un ex wrestler buono solo per le action comedy.

Più sfumato il giudizio sulla regia di Gia Coppola. Interesante l’idea di mostrarci Las Vegas prevalentemente di giorno, senza quelle luci notturne che nell’immaginario collettivo associamo alla “città del peccato” ed efficace l’estetica sognante del film, con margini sfocati e una fotografia granulosa in 16mm che crea un effetto nostalgico. Ma alla lunga – per fortuna il film dura solo una novantina di minuti – rischia di venire un po’ a noia, tra slow motion di Anderson che vaga per parcheggi e riprese con camera mobile. Ma son dettagli di poco conto per un film intenso e malinconico sul significato del tempo che passa, non solo per un tipo di spettacolo non più attuale ma anche per il modo in cui la società tratta e poi scarta le donne una volta superata una certa età. Poi certo, arrivi alla fine del film, ne apprezzi il finale non scontato ma ti chiedi cosa ti sia rimasto, di quell’ora e mezza appena trascorsa in sala: Shelly è effettivamente un personaggio complesso e ambivalente, o semplicemente Gia Coppola e la sceneggiatrice Kate Gersten non avevano le idee in chiaro su cosa raccontare?

Cosa funziona: Pamela Anderson, Jamie Lee Curtis e persino Dave Bautista.
Cosa non funziona: la narrazione un po’ indecisa.
Perché vederlo: per la nostalgia di quello che fu.
Perché non vederlo: se la nostalgia riguarda ‘Baywatch’.