laR+ Sulla Croisette

Malinconia, sentimenti e la vita di Assange

Eugene Jarecki ricostruisce le vicende del cofondatore di Wikileaks. Applausi per i film di Oliver Hermanus, Carla Simón e Saeed Roustaee

Da sinistra, Eugene Jarecki e Julian Assange
(Keystone)

Frenetiche giornate di cinema, segnate da forti raffiche di vento e da un aumento delle misure di sicurezza, con cartelloni tipo aeroporto su quello che si può portare in sala, sulle misure delle borse, sull'ermetica chiusura di porte comunicanti che costringe a lunghi giri e anche a più passaggi dalle zone di sicurezza. E ogni volta le stesse procedure, snervanti. Ha ragione Julian Assange, quando spiega che la sicurezza è stata elevata a controllo personale, a un condizionamento mentale, nel bel documentario ‘The Six Billion Dollar Man’ che il regista statunitense Eugene Jarecki gli ha dedicato. È un fatto ormai acclarato che essere giornalista, non un passacarte di agenzie, non è mai stato così pericoloso come oggi, in un mondo in cui la difesa della verità è attaccata da tutte le parti. Il film ripercorre le tragiche vicende che hanno segnato la vita di Assange, qui a Cannes ieri per promuovere un film che va dal 2010, data delle rivelazioni sui crimini di guerra americani, allo scorso anno, la liberazione dopo un accordo con la giustizia statunitense che chiude una vicenda durata quasi quattordici anni. Jarecki costruisce un film drammatico e politicamente capace di leggere i fatti, sa dare un’identità umana a un giornalista vilipeso dai suoi colleghi della stampa sollecitati da governi che hanno visto e vedono il suo lavoro come specchio delle loro malefatte.

Il suono

In Concorso abbiamo visto quattro film: ‘The History Of Sound’ del regista e scrittore sudafricano Oliver Hermanus, ‘Romería’ della catalana Carla Simón e ‘Affeksjonsverdi’ (Valeur Sentimentale) del regista norvegese Joachim Trier e il film iraniano ‘Zan O Bacheh’ (Woman And Child) di Saeed Roustaee. ‘The History Of Sound’, tratto da uno dei racconti contenuti nell’omonimo libro di Ben Shattuck, è un bell’esercizio stilistico, un racconto di musica, amore e vita, colmo di emozioni, pudiche scene d’amore fisico e viaggi a piedi in luoghi dove la bellezza della natura conforta i cuori e chiama alla pace. Incontriamo Lionel (un intenso Paul Mescal) nella fattoria di famiglia, in Kentucky, ad aiutare il padre nel duro lavoro dei campi; ha una bella voce e ama cantare le canzoni tradizionali care al padre. Nel 1917 lascia la fattoria di famiglia per entrare al Conservatorio di Boston, dove incontra l’affascinante David (un interessante Josh O'Connor), suona il pianoforte e compone. Hanno appena il tempo di innamorarsi e David deve partire per il fronte. Lionel torna in campagna, il padre muore e a lui tocca il lavoro pesante. Nel 1920, riuniti per un inverno, Lionel e David percorrono le foreste e le isole del Maine per raccogliere e preservare canti popolari minacciati dall’oblio, con primi rudimentali registratori. È il tempo della loro felicità, che termina con la buona stagione: Lionel deve tornare alla fattoria. Si perdono di vista, David lavora all’università, Lionel parte per l’Europa; lo troviamo a cercare musica tra i cori delle chiese (quanto diversi dalle sue musiche!), parte per l’Inghilterra dove dirige il coro a Oxford e qui incontra una ricca ragazza con cui si fidanza, stanno bene insieme, ma un telegramma l’avverte che la madre è malata... ‘The History Of Sound’ è un film malinconico, quasi un musical nella prima parte, poi diventa una ballata unica, che si fonde con gli applausi del pubblico.

Ancora malinconia circola in ‘Romería’ di Carla Simón, un film quasi autobiografico. Spiega la regista: “‘Romería’ è nato da una frustrazione legata alla mia storia familiare. I miei genitori sono morti quando ero molto piccola, entrambi di AIDS. Erano rovinati, in un periodo – la fine degli anni 80 – in cui purtroppo era frequente in Spagna. Molte persone sono morte per overdose, AIDS o incidenti, in un periodo molto libero, ma anche profondamente segnato dalla droga. Questo ha colpito moltissime famiglie”. E la protagonista del film è proprio una ragazza che, adottata, torna nel paese dei genitori biologici per sapere chi fossero al di là del nome. ‘Romería’ è un film sull'importanza della memoria familiare e su come si prova a ricostruirla. Ben girato e recitato.

Nella Teheran di oggi

Dedicato alla famiglia, al teatro e al cinema è ‘Affeksjonsverdi’ (Valore sentimentale), un film che Joachim Trier fatica a tenere insieme, col risultato di alcuni momenti di bel cinema alternati a pause di scomposta chiarezza. Il bel cast è valorizzato dalla presenza di una bravissima Renate Reinsve.

Meglio, molto meglio, ‘Zan O Bacheh’ (Woman And Child) di Saeed Roustaee, teso e inquietante: un ritratto di donna memorabile insieme alla bellezza di un linguaggio cinematografico di grande pulizia e rilievo fanno di questo film uno dei candidati alla Palma d’Oro. Il regista ci porta a conoscere nella Teheran di oggi Mahnaz (una indimenticabile Parinaz Izadyar), infermiera quarantenne, che, restata vedova, cresce da sola i propri figli: la piccola Neda (una delicata Arshida Dorostkar) e Aliyar (un credibile Sinan Mohebi), un teppista 14enne che fuma, bullizza i compagni, gioca d’azzardo ed è sospettato di drogarsi, ma per la madre è un angelo. Questa idea sarà fatale per la donna. Con loro vivono una sorella di lei (una brava Soha Niasti) e la loro madre (una intensa Fereshteh Sadr Orafaee). Mahnaz si sta per sposare con Hamid, un autista di autoambulanze (un bravo Payman Maadi), ma una disgrazia cambia i loro piani... ‘Zan O Bacheh’ è un film sugli affetti, sul destino e la vita, sul quotidiano che ti costringe a vivere in qualche modo, rubando il tempo a fare una cosa o l’altra. È un film su una donna che non deve solo combattere per vivere, ma che è già perdente nei confronti dei maschi, di una società che tutto accetta nella scuola: che sia disattesa dagli alunni e dai genitori, che sia per gli insegnanti una trincea, una gabbia in cui affrontare decine di leoni maleducati. E Mahnaz è la prima colpevole di quanto è successo al figlio, con i suoi materni paraocchi incapaci di capire. Grande film.