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Crimini e misfatti di Woody Allen a Mosca

Il regista ha partecipato, in videocollegamento, a un evento cinematografico, suscitando critiche da parte dell'Ucraina

(keystone)
26 agosto 2025
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La partecipazione, in videocollegamento, di Woody Allen alla Settimana internazionale del cinema di Mosca ha innescato un piccolo caso diplomatico: il regista statunitense è stato duramente criticato dal Ministero degli esteri ucraino per aver elogiato il cinema russo e la vita nelle città di Mosca e San Pietroburgo. Il ministero ucraino ha definito l'evento "una vergogna e un insulto al sacrificio di attori e registi ucraini uccisi o feriti dai criminali di guerra russi", accusando Allen di aver scelto di "chiudere un occhio sulle atrocità russe" e di permettere che "la cultura venga usata per ripulire crimini o servire come strumento di propaganda".

L'evento si è svolto domenica scorsa nell'ambito del festival cinematografico fondato nel 2023 e finanziato dal Municipio di Mosca. Allen ha partecipato a un dibattito con il regista russo Fyodor Bondarchuk, autore di film come "Stalingrad" (2013) e considerato alleato politico del presidente Vladimir Putin. Durante l'intervento, il regista americano ha elogiato il cinema russo dell'epoca sovietica, in particolare l'adattamento di "Guerra e pace" diretto dal padre di Bondarchuk, Sergej, vincitore dell'Oscar nel 1968. Allen ha anche fatto riferimento ai suoi viaggi in Russia, descrivendo come "non molto piacevole" la sua esperienza nell'allora Leningrado durante l'epoca sovietica, ma aggiungendo che "tutto è cambiato" dopo la fine dell'Unione Sovietica. E qui ha fatto un paio di affermazioni criticate dagli ucraini, prima dichiarando di avere "solo sentimenti positivi per Mosca e San Pietroburgo" e poi che, se ricevesse un'offerta produttiva russa, potrebbe considerare "un copione del tipo ‘come si sta bene a Mosca e San Pietroburgo’".

Allen ha risposto alle critiche con una dichiarazione al ‘Guardian’: "Credo fermamente che Vladimir Putin abbia totalmente torto. La guerra che ha provocato è spaventosa. Ma qualunque cosa i politici abbiano fatto, non penso che tagliare le conversazioni artistiche sia un modo per aiutare". La replica di Allen si fonda sulla separazione tra arte e politica e sull'autonomia culturale da altre considerazioni. Una posizione che richiama le vicende personali di Allen che negli ultimi anni ha subito un progressivo ostracismo hollywoodiano seguito alla pubblicazione di una lettera aperta di Dylan Farrow, che rinnovava accuse di abusi sessuali risalenti al 1992. Nonostante Allen abbia sempre negato e sia stato scagionato da due indagini, Amazon ha interrotto nel 2019 l'accordo produttivo con il regista. I suoi ultimi due film sono stati finanziati da fonti europee, e nel 2024 Allen ha ventilato l'ipotesi del ritiro: "Tutto il romanticismo del cinema è scomparso".

Al di là delle vicende personali di Allen – che potrebbero aver contribuito ad accettare l'invito alla Settimana internazionale del cinema di Mosca –, la tesi dell'autonomia dell'arte è più che legittima, per quanto possa essere difficile separare completamente un'opera d'arte dal contesto sociale e politico in cui opera l'artista. Il vero problema è che questa autonomia artistica può essere sfruttata per fini politici ed è proprio quello che accade con il regime russo. Nella Russia contemporanea, infatti, la cultura rappresenta uno strumento politico essenziale per mantenere il consenso interno, estendere l'influenza esterna e legittimare il potere statale. Eventi come la Settimana cinematografica moscovita, pur presentandosi come iniziative culturali, operano in un contesto dove l'indipendenza artistica è sistematicamente compressa e la presenza di personalità internazionali fornisce credibilità propagandistica al regime.