Dal 27 settembre al 18 dicembre la stagione autunno/inverno, un'immersione nelle diverse forme dell’arte performativa. Parla Lisa Ferretti, co-curatrice
Tuffarsi nelle molteplici forme dell’arte performativa è l’invito del Teatro San Materno di Ascona per la stagione autunno-inverno 2025, presentata oggi. L’immagine del manifesto è chiara (anche se i soggetti con le pinne sono in realtà tre, si rimanda all’immagine verticale a fondo pagina), altrettanto chiaro è il ‘manifesto’ delle co-curatrici Tiziana Arnaboldi e Lisa Ferretti, con uno spicchio di cartellone dedicato a bambini e famiglie affidato a Stefania Mariani. “Da diversi anni – ci spiega Lisa Ferretti – lavoriamo con il fotografo Reza Katir, l’immagine di quest’anno sintetizza l’unione tra danza, musica, teatro e performance», al servizio di un percorso che vuole esplorare i vari passaggi del viaggio esistenziale. E dunque la nascita, l’adolescenza con tutti i suoi complessi annessi e connessi, fino all’età adulta.
Si parte il 27 e il 28 settembre con il ‘Rito contemporaneo’, spettacolo nel quale s’incontrano la Compagnia Giovani di Tiziana Arnaboldi e le giovani danzatrici della compagnia Danza-Studio Afjd di Losanna, «incentrato sulla difficoltà del crescere e ispirato alla Sagra della primavera di Stravinsky». Il 12 ottobre ‘LàQua’, spettacolo per famiglie (e bimbi da 0 a 3 anni), una sorta di inno alla vita del Teatro Koreja costruito sulla ritmica della lallazione (espressione tipica del bambino a partire dai 6 mesi di vita), della sillabazione e della ripetizione. «Sarà un paesaggio sonoro molto importante, legato all’acqua». ‘LàQua’ è una delle due scelte di Stefania Mariani, come detto, che invece ‘Giardino’, in scena il 26 ottobre, lo ha creato da sé e da sé lo reciterà, invitandoci all’ascolto del paesaggio in un insieme di poesie e clownerie di cui è protagonista la giardiniera giramondo Alma.
‘Wood’, il 16 novembre è la proposta «molto minimalista» della Compagnia Funa di Napoli, attesa ad Ascona il 16 novembre. «Sul palco – continua Lisa – c’è una performer che dialoga con tre assi di legno, una metafora della ricerca dell’equilibrio tra uomo e natura. ‘Wood’ può considerarsi un ibrido tra danza e installazione performativa, d’altra parte il San Materno lavora tanto con l’architettura e il design, in questo filone si inseriscono le molte collaborazioni con l’architetto Riccardo Blumer». La coreografia di ‘Wood’ è di Marianna Moccia e Sara Lupoli, in scena va Maria Anzivino. E di movimento in movimento arriviamo alla compagnia di casa. Il 29 e 30 novembre il San Materno accoglie per la prima volta ‘Tracce’ della Compagnia Arnaboldi, dopo il debutto lo scorso anno al Lac in occasione del 35esimo anniversario della compagnia. «‘Tracce’ è stato pensato per il Lac e i suoi spazi. Si tratta delle tracce esistenziali di Tiziana e dei danzatori della sua compagnia. I 35 anni sono diventati 36 e verranno riadattati allo spazio del San Materno, decisamente meno grande di quello luganese. Ci saranno meno danzatori, ma la poetica rimarrà la stessa».
Il 13 dicembre, il Teatro Libero di Palermo porta in scena ‘Il 20 novembre’ di Lars Norén, per la regia di Beno Mazzone, spettacolo che trae spunto da due fatti di cronaca riguardanti studenti che hanno ucciso compagni e professori, un’occasione per riflettere sulla fragilità dei giovani assassini e interrogarsi sull’origine e l’estremità di questi gesti. In scena, l’attore Gabriele Gallinari. Ferretti: «Da diversi anni coltiviamo questa partnership con il Teatro Libero di Palermo, ci scambiamo proposte, da collocarsi nelle rispettive stagioni in base alle esigenze. Il tema è duro, forte, ma così come il testo di Norén, lo spettacolo non vuole fare morale ma al massimo aprire un dibattito su questa tematica scomoda e cruda, che va a sottolineare atrocità che spesso sono anche il prodotto di esistenze in cui la cultura è assente». Quello di Gallinari «è un monologo, un flusso di coscienza» cui è legato un desiderio: «Speriamo di poter coinvolgere le scuole, anche se il tema ci riguarda tutti».
Il 18 dicembre il San Materno chiude la stagione in musica, nel jazz contaminato del Filippo Valli Quartet, con il sassofonista e bandleader ticinese insieme a Yves-Yann Lavaly al pianoforte, Emilio Giovanoli al contrabbasso e Alessandro Alarcon alla batteria. «Filippo è luganese, e noi cerchiamo ogni anno di dare spazio ai giovani emergenti della regione. Gli altri musicisti del quartetto sono tutti svizzeri. Serviva un po’ di leggerezza per finire l’anno e abbiamo pensato che fossero adatti per la conclusione». Con quale stato d’animo si possa inseguire la leggerezza e, più in generale, costruire una stagione teatrale di questi tempi «è una domanda esistenziale che va decisamente al di là della stagione teatrale o di qualsiasi lavoro si faccia. Difficile rispondere se non, eventualmente, provando a portare sul palco tematiche a sfondo sociale». Che nel 2026 non mancheranno, assicura Lisa. Ma è ancora presto per parlarne (tutti i dettagli su www.teatrosanmaterno.ch).
Reza Katir