I poster in lingua giovane con traduzione per i boomer sono la bella leggerezza di un teatro in cui tornano i temi politici. In breve, la stagione 2025-26
Impianti nuovi, facciate ripulite, interni ritinteggiati, tappezzerie ritappezzate, poggiagomiti rinnovati, traduzione simultanea per i sordi, videoproiezioni potenziate e altra accessibilità e sicurezza. Restano solo alcune finiture su decorazioni e arredi. Dopo quasi trent’anni “il teatro è cambiato”, dice Renato Bison, che a nome della città di Bellinzona porta in sala il desiderio che il Sociale resti “il teatro svizzero di lingua italiana di riferimento”, quale già è. Inizia così, con la spiegazione di come sono stati spesi i 2.2 milioni di franchi per il lifting della struttura, l’incontro di presentazione della stagione 2025-26, anche a Bellinzona con gli artisti in carne e ossa a lanciare gli spettacoli. Non prima che Gianfranco Helbling, che il Sociale lo dirige, abbia dato una definizione di quel che vedremo dal 15 ottobre in poi: “Guardando a quanto selezionato, ci accorgiamo del ritorno, con forza, ai temi politici, al dibattito pubblico, come se il teatro tornasse prepotentemente al centro della comunità”. E a proposito di comunità: “Sono duemilacinquecento anni che ci dicono che il teatro sta finendo, l’ultima volta durante la pandemia. E invece si è ripreso, in Svizzera lo frequentano tre milioni di persone all’anno, più di quelle che vanno a vedere le partite di hockey. Mi piacerebbe che sui giornali e in tv si parlasse di teatro quanto si parla di hockey”.
Certi che questa cosa dell’hockey è già la frase della serata e dei giorni a venire, ci lasciamo guidare da Helbling partendo da ‘Monteforno’ (dal 15 al 19.10), spettacolo la cui idea è nata in Sara Rossi Guidicelli ben prima del ‘Quaderno della Monteforno. Un racconto di fabbrica’, libro che è solo “un quaderno degli appunti arrivato dopo il sì di Gianfranco”. Parole dell’autrice dal palco, a dire delle voci degli ex operai italiani e ticinesi – e di mogli, figlie e figli, dirigenti e sindacalisti – di quello che fu il più importante stabilimento industriale in Ticino. “Da giornalista – racconta Rossi Guidicelli – mi sono resa conto di come la Monteforno fosse un discorso sempre frequente nelle valli. Sono trent’anni che non c’è più, ma presenza e assenza sono state importanti per l’identità della regione”. E per questa vicenda “adatta per il teatro per via di un fuoco quasi mitologico e infernale”.
La regia è di Laura Curino, figlia di un operaio della Fiat. In scena vanno Matteo Carassini e Raissa Avilés, e il Coro Scam Leventina diretto da Andrea Cupia. Sul palco anche alcuni giovani partecipanti ai corsi di teatro del Sociale.
Helbling la chiama “l’ammiraglia”. Alternando impegno e leggerezza, nella sezione ‘Chi è di scena’ s’inseriscono ‘Iliade. Il gioco degli Dèi’ con Alessio Boni (13-14.11), ‘La bisbetica domata’ con Amanda Sandrelli (18-19.12) e il ‘Tartufo’ di Molière per Michele Sinisi (22-23.1). A poco più di cent’anni dalla sua pubblicazione e quando ne saranno trascorsi sei dal ritorno nelle librerie, ecco il ‘Mein Kampf’, ma quello di Stefano Massini (6 e 7.3) che incrocia i testi dei comizi del führer con la prima stesura del futuro ‘bestseller’ di un giovane Adolf Hitler. Si segnala ‘November’ di Mamet con Luca Barbareschi e Chiara Noschese (23 e 24.4), nel quale ritrovare tracce di trumpismo.
Per la sezione ‘Com.x’ si inizia a ridere con ‘Le prénom – Cena tra amici’ (11.12), storia di 40enni allo sbando, già film di successo in Francia e in Italia. Torna Gardi Hutter, da sola nel nuovo ‘GardiZero’ (11.2), tornano Ale e Franz con ‘Capitol’ho’ (28.2). Virginia Risso e Gaia Contraffatto portano sul palco ‘I dialoghi della vagina’ (28.3), spettacolo che “piace tantissimo alle donne, ma anche gli uomini sono i benvenuti in sala” (dalle note di presentazione). ‘Le nostre donne’ è la commedia (senza donne) con Luca Bizzarri, Enzo Paci e Antonio Zavatteri (25.4), scritta dal fu Eric Assous. Fuori abbonamento, il luganese Mike Casa (30.10) e Massimo Rocchi (1 e 2.5).
La rassegna ‘Narrazioni’ sta tra l’‘Allegro bestiale’ di Telmo Pievani e la Banda Osiris, un “viaggio ai confini della biodiversità” proposto in collaborazione con l’Usi (25.10), e ‘Droga, Yoga e Hiv’ (6.12), con Daniele Bernardi che porta in scena la sua Real Story Rsi su Albi, l’amico “di tutti e di nessuno” nella Lugano di metà anni 90. Torna ‘Il fondo del sacco’ di Margherita Saltamacchia (13.3), 30 repliche di cui 14 al Sociale.
Meno mainstream, più musica
La rassegna ‘Altri percorsi’ è quella che rifugge il mainstream. A partire da ‘I sogni di Odisseo’ (11.11), terzo step del progetto di Flavio Stroppini e Maurizio Pellegrini sull’Odissea. In sala, Stroppini torna alla residenza al Teatro di Bitonto dove tutto, per questo spettacolo, è iniziato, per dire – in sintesi – che a furia di viaggiare Ulisse è arrivato in Svizzera, dove ha incontrato il naturalista Conrad Gessner. In cartellone anche ‘Hamletə’ (31.1), di e con Ledwina Costantini ed Emanuel Rosenberg, dedicato alla costruzione dell’identità maschile nella società di oggi, e ‘Mofo’ (26.2), con Rocco Schira in scena con la paura di non appartenere al branco e la metamorfosi che ne deriva. Due parole per ‘L’analfabeta’ di Fanny & Alexander e Federica Fracassi (1.4), dal racconto di Agota Kristof. In sala c’era anche Saltamacchia, a far da tramite tra il Frankenstein di Mary Shelley e il suo (22.4).
C’è la danza, ed Helbling caldeggia ‘Dances like a bomb’ con Finola Cronin e Luc Dunberry (21.3). C’è la musica, ed Helbling caldeggia Emel Mathlouthi (27.11), tunisina di nascita alla quale si deve un inno della primavera araba. La collaborazione con il Jazz Cat Club porta a Bellinzona il grande Stanley Jordan con Teodora Brody (9.11), The Groovy Chapters (Lombardi, Nevano, Pianca e Rezzonico) aprono il concerto degli storici Soft Machine (16.4). Insieme a un Bastian Baker one man band (24.5), c’è un Elio che rivaluta la tristezza in musica (2.4).
“Il teatro è cambiato” anche nelle affissioni. I manifesti sono ‘meme’ in lingua moderna, come quello con cui titoliamo. I boomer (e le generazioni limitrofe) possono cercare la traduzione in loco. E tradurre quanto scritto sul programma di sala (“Quando stai cucinando la tua crush ma non è mai stato a teatro”) può far vincere ingressi gratuiti.
Per l’impossibilità di mettere tutto in 7mila battute spazi inclusi – dallo ‘Swiss made’ del Max Frisch di ‘Biedermann und die Brandstifter’ riallestito dal Theater Kanton Zürich ai ‘Primi applausi’ –, rimandiamo a www.teatrosociale.ch per il programma completo e pure per le informazioni sugli abbonamenti. I biglietti sono già in vendita all’InfoPoint Bellinzona. Con supplemento, sono acquistabili anche su www.ticketcorner.ch e relativi punti vendita.
*Spiegazione per i boomer: “Come ci sentiamo quando andiamo al Teatro Sociale vestiti bene”.
Un estratto dal cartellone