Speciale Economia

Francia nella morsa del debito pubblico

La Francia sta vivendo un periodo turbolento. L’impasse politica è legata ai problemi di bilancio di un Paese che appartiene a quelli più indebitati dell’Eurozona. I mercati dei capitali reagiscono di conseguenza.

L’attuale crisi politica è cominciata l’8 settembre, quando il primo ministro François Bayrou ho chiesto il voto di fiducia riguardo al suo piano budgetario. Il risultato nettamente contrario ha spinto il primo ministro a rassegnare le dimissioni e ha aperto un periodo di incertezza, con l’incarico da parte del presidente Emmanuel Macron a Sébastian Lecornu di formare un governo. Trovare una maggioranza in parlamento non è stato semplice e Lecornu ci è riuscito solamente al secondo tentativo.

La parte difficile arriva però ora: far accettare al parlamento un preventivo che prevede aumenti delle entrate e tagli alla spesa pubblica. Delle concessioni sono inevitabili: ad esempio la tanto discussa riforma delle pensioni è stata rinviata dopo le elezioni presidenziali del 2027. Delle misure drastiche sono necessarie per cambiare l’evoluzione delle finanze pubbliche francesi che da più parti è giudicata insostenibile nel medio termine. Il debito pubblico supera i 3’400 miliardi di euro (116 percento del Pil) e dal 1974 non c’è stato un anno senza la chiusura dei conti pubblici in deficit. Le spese annue per gli interessi rappresentano già il 10 percento della spesa pubblica.

La Francia spende molto più di quello che incassa e quindi deve ricorrere all’indebitamento. Recentemente delle agenzie di rating hanno abbassato la valutazione dei ‘bons du trésor’ e il loro rendimento è aumentato per indennizzare le preoccupazioni degli investitori. Infatti, il differenziale di rendimento rispetto ai titoli tedeschi è costantemente aumentato e ha recentemente superato quello italiano, Paese che i mercati ritengono sia diventato più disciplinato e dunque che gode di fiducia in aumento. Un cambio di rotta a livello fiscale è dunque necessario per evitare una pericolosa spirale, dove il rifinanziamento del debito arrivato a scadenza avviene a condizioni più costose, andando quindi ad aggravare la situazione budgetaria.