Il ministro dell'Economia e finanze difende l'iniziativa del governo per finanziare il sistema nazionale. ‘Qualcuno deve pagare i costi della sanità’
“Qualcuno deve pagare i costi della sanità. Se non saranno i frontalieri dovranno farlo i Comuni”. Non ha dubbi Giancarlo Giorgetti, ministro dell’Economia e delle Finanze che nel fine settimana a Varese è intervenuto sulla ‘tassa sulla salute’, tema caldissimo, che sarà al centro dell’Assemblea internazionale delle lavoratrici e dei lavoratori frontalieri che, organizzata dai sindacati Cgil, Cisl, Uil, Unia, Ocst, Syna, si terrà sabato 15 febbraio al Cinema Nuovo di Varese, con inizio alle 10. Una assemblea convocata “contro la tassa sulla salute e per il pieno rispetto degli Accordi internazionali” sottoscritti da Italia e Svizzera. Una occasione per parlare anche di aumento della Naspi (indennità di disoccupazione), Comuni di confine (i cui elenchi non sono ancora definitivi), telelavoro e assegno unico. Le considerazioni del ministro Giorgetti, come era facile prevedere, non sono passate sotto silenzio. C’è anche da aggiungere che da sempre il ministro dell'Economia e delle finanze sostiene che il contributo a sostegno del Servizio sanitario nazionale deve essere pagato e che non si può parlare di una ‘tassa sulla salute’, misura prevista dalla Finanziaria del 2024, rinnovata con la Legge di bilancio 2025. Un contributo che Regione Piemonte non intende chiedere ai frontalieri piemontesi, così come la Valle d'Aosta e la provincia autonoma di Bolzano. È solo Regione Lombardia a chiedere che la ‘tassa sulla salute’ venga pagata dai cosiddetti ‘vecchi frontalieri’, quelli assunti in Svizzera prima del nuovo accordo. Sulla strada però c'è un macigno destinato a restare tale, in quanto la Svizzera non ne vuole sapere di fornire il dato del reddito netto percepito dai ‘vecchi frontalieri’ sul quale calcolare il contributo che non potrà essere superiore a 200 euro al mese. Per superare il macigno la Legge di bilancio 2025 ha introdotto una via d'uscita: l'autocertificazione da parte dei frontalieri. Una soluzione che presenta non pochi interrogativi. Uno su tutti: chi è in grado di accertare che i frontalieri dichiarano il vero? Sindacati e Partito democratico si sono mobilitati contro quella che viene definita una tassa incostituzionale, perché i frontalieri hanno diritto alla salute, come previsto dall’art. 32, ricordando che i costi vengono già sostenuti attraverso i ristorni, la quota di tasse pagate in Svizzera ma che viene restituita ai Comuni di residenza nella fascia di confine proprio per i servizi utilizzati anche dai frontalieri. Considerazioni che non convincono Giorgetti, che nel fine settimana a Varese ha affermato: “La Svizzera non considera le tasse un contributo per pagare la sanità, tant’è che viene richiesta un’assicurazione privata ulteriore: la questione è comunque in capo a Regione Lombardia che deciderà come agire”. La prima reazione alle parole di Giorgetti arriva da Massimo Mastromarino, presidente dell'Associazione nazionale comuni di frontiera: “Stimo Giorgetti, ma non condivido le sue affermazioni. La tassa sulla salute viola l'accordo internazionale, introducendo una illegittima doppia imposizione. Durante la stesura dell'accordo (2020) avevamo preso un impegno”. Ovvero: “Non un euro in più dalle tasche dei frontalieri. Ora va rispettato”. La reazione dei sindacati dei frontalieri: “Al ministro risponderemo con l'assemblea di Varese”. Organizzazioni sindacali che con il sostegno di numerosi costituzionalisti sono già pronte a ricorrere alla Corte Costituzionale se Regione Lombardia deciderà di far pagare il balzello.