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Il mancato riconoscimento ai ‘giusti’ di Ponte Chiasso accende la polemica

La maggioranza del Consiglio comunale non ha voluto intitolare i giardini pubblici a Giuseppina Panzica. La petizione risale al 2023

Giuseppina Panzica salvò centinaia di ebrei facendoli fuggire in Svizzera
4 maggio 2025
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È diventato un caso il mancato riconoscimento ai ‘giusti di Ponte Chiasso’ che, nel corso della Seconda guerra mondiale, aiutarono centinaia di ebrei a scappare in Canton Ticino. Ne stanno parlando, sempre più diffusamente, televisioni e quotidiani nazionali. Nel frattempo a Como non si placano le polemiche dopo la decisione del Consiglio comunale: a maggioranza (la lista quasi al completo che sostiene il sindaco Alessandro Rapinese) ha bocciato la mozione con la quale le minoranze chiedevano di dedicare ai tre ‘giusti di Ponte Chiasso’ i giardini pubblici del quartiere a ridosso della ‘ramina’.

A gettare benzina sul fuoco è la notizia di una petizione che, promossa nel 2023 a Ponte Chiasso, aveva raccolto l'adesione di 149 persone, quasi tutte del quartiere, fra cui Nicoletta Roperto, vicesindaco della Giunta Rapinese. Nella petizione si chiedeva la dedica dei giardini pubblici di Ponte Chiasso a Giuseppina Panzica, la donna residente nel quartiere che salvò centinaia di ebrei facendoli fuggire in Svizzera tramite un buco nella rete del suo giardino, che era proprio sul confine. Felice Bianchi e Dario Cantaluppi, entrambi residenti nel quartiere di confine, il 16 febbraio di due anni fa portarono in ufficio Protocollo di Palazzo Cernezzi la petizione. Incassando, in quell’occasione, anche il convinto appoggio del vicesindaco Roperto.

“La nostra petizione – spiega Felice Bianchi – non era un’iniziativa di partito. A sostenere la petizione c’eravamo io e Cantaluppi, ma anche il parrucchiere di Ponte Chiasso. E poi il parroco che, durante la messa, invitava i fedeli a firmare”. L’ultima firmataria fu Nicoletta Roperto, vicesindaco. Ma dal 2023 nulla si è più mosso, fino al voto contrario dei giorni scorsi. “Forse è il caso di ricordare a lei e all’amministrazione che la Memoria dei Giusti non può essere barattata da meri litigi e ripicche. Chiediamo – conclude Bianchi, che condivide il pensiero anche di Cantaluppi – che l’amministrazione si ravveda perché a noi interessa ricordare le grandi persone e la targa è una testimonianza doverosa e condivisa”.

Giuseppina Panzica, nata a Caltanissetta, era emigrata a Como con il marito Salvatore Luca, militare in congedo della Guardia di Finanza. Viveva a Ponte Chiasso, al civico 1 di via Vela, proprio accanto alla rete di confine con la Svizzera. Dal suo giardino, nel corso della Guerra, passarono – di nascosto e di notte – centinaia di ebrei, di profughi, di perseguitati politici in fuga dal fascismo e dal nazismo. Giuseppina fu aiutata, in questa missione, dal finanziere Gavino Tolis e dal maresciallo delle Fiamme gialle Paolo Boetti, entrambi in servizio alla Gdf di Ponte Chiasso. E nell’ottantesimo dalla fine del conflitto sembrava un gesto quasi naturale dare alla loro memoria una sorta di riconoscimento. Anche perché pagarono caramente il loro impegno: qualcuno fece la spia, e Giuseppina, assieme ai finanzieri Boetti e Tolis, venne fermata dalla Gestapo. Dopo essere finita nel carcere di San Donnino a Como, venne portata a San Vittore e deportata prima a Bolzano e poi al campo di sterminio di Ravensbruck. Riuscì a tornare, viva, alla fine della guerra e a ricongiungersi con il marito, così come il maresciallo Boetti. Non ce la fece, invece, il finanziere Tolis, morto a Mauthausen.

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