Estero

Israele isola Rafah e intensifica le operazioni a Gaza

Tensioni crescenti a Gaza con carenze di beni e divisioni interne ad Hamas

4 aprile 2025
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Le truppe israeliane stanno isolando la città meridionale di Rafah, tagliando fuori Hamas dall'accesso ai tunnel, mentre al nord l'operazione di terra si è spinta nel quartiere Shejaiya, nella parte orientale di Gaza city.

Secondo l'Onu, da quando la guerra è ripresa il 18 marzo, 280mila residenti tornati nelle loro zone durante il cessate il fuoco sono stati nuovamente sfollati. Con il 65% del territorio dell'enclave soggetto a divieto di accesso e restrizioni, denuncia l'ufficio delle Nazioni Unite Ocha.

I valichi restano chiusi dopo la decisione del governo di Benyamin Netanyahu, e dopo i 25mila tir di rifornimenti entrati a Gaza nei due mesi di tregua, i beni cominciano a scarseggiare facendo salire la tensione nella popolazione. "Stiamo mantenendo un'ambiguità operativa in modo da poter sorprendere il nemico e ottenere risultati significativi", ha detto nel suo primo briefing il nuovo portavoce dell'esercito Effie Defrin. "In poco più di due settimane, abbiamo colpito oltre 600 obiettivi e ucciso 250 terroristi, tra cui 12 alti funzionari politici e dell'ala militare di Hamas che hanno partecipato al massacro del 7 ottobre", ha aggiunto. Tra i terroristi uccisi, Muhammad Hassan Awad, un comandante dell'organizzazione al Mujahideen che ha assassinato Shiri, Ariel e Kfir Bibas mentre erano tenuti in ostaggio nella Striscia. Meno ambigua delle operazioni militari risulta la strategia politica del primo ministro israeliano che subito dopo la Pasqua ebraica volerà a Washington dietro invito della Casa Bianca. Ufficialmente sul tavolo con Donald Trump ci sono i dazi al 17% sui beni israeliani, ma gli analisti locali sottolineano che mentre il presidente Usa non sta portando avanti il piano di trasformare Gaza in una riviera, il governo Netanyahu sta procedendo con il progetto. Un alto funzionario ha fatto trapelare, non senza il consenso di Bibi evidentemente, che "Israele non rinuncia alla visione di Trump per l'evacuazione volontaria da Gaza", affermando che "oltre un milione di gazawi vogliono andarsene secondo i sondaggi". "Siamo in contatto con diversi Paesi che stanno mostrando interesse ad assorbire i palestinesi, in cambio di benefici strategici e non solo economici", ha riferito.

Un alto funzionario politico ha poi informato la stampa israeliana che da quando sono ripresi i bombardamenti a Gaza, stanno emergendo "crepe tra i vertici politici di Hamas che vivono all'estero e i leader nella Striscia". Mettendo in evidenza un indebolimento interno all'organizzazione fondamentalista che da giorni affronta le proteste - represse - diffuse sia nel nord che nel sud di Gaza contro la guerra e le richieste al gruppo di lasciare Gaza. Giovedì un potente clan familiare di Gaza city ha pubblicamente accusato Hamas sul canale saudita el Shark di aver ucciso uno dei suoi membri, segnando la seconda accusa del genere in meno di una settimana. L'omicidio sarebbe avvenuto in un magazzino dell'Unrwa dove Saadi Sakhr Hassanein era andato a ritirare beni alimentari. All'arrivo della folla, le forze di sicurezza di Hamas hanno reagito con violenza sparando e uccidendo Saadi. "E' morto come un martire. Non nutriamo alcuna ostilità verso alcuna entità governativa", ha affermato la famiglia riferendosi ad Hamas, "ma se l'assassino non sarà giustiziato ci sarà una vendetta". Mercoledì sui social palestinesi sono state pubblicati alcuni video che mostrano il caos in un magazzino dell'Unrwa mentre decine di residenti entravano e prendevano sacchi di farina. I filmati fanno vedere una evidente perdita di controllo da parte di Hamas.

Il gruppo fondamentalista non ha ancora riposto alle accuse del clan Hassanein. Ma nella serata di venerdì ha dichiarato che non sposterà gli ostaggi israeliani ancora vivi dalle zone dove l'Idf ha chiesto l'evacuazione.