Estero

Ali Khamenei nomina i successori in un clima di guerra e tensione

La Guida Suprema iraniana accelera la scelta dei successori temendo per la propria vita, escluso il figlio Mojtaba

21 giugno 2025
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Ali Khamenei, dal bunker in cui è rifugiato dall'inizio del conflitto, ha nominato tre suoi possibili successori: lo riporta il New York Times, spiegando come nella ristrettissima rosa non rientri il figlio Mojtaba, che secondo indiscrezioni era tra i favoriti.

Sentendosi nel mirino e temendo di essere ucciso, la Guida Suprema avrebbe quindi accelerato i tempi nell'indicare i suoi possibili eredi, anche se i nomi non sono stati svelati. Khamenei avrebbe nominato anche i successori delle più alte cariche militari nel caso gli attuali comandanti venissero eliminati da Israele.

Temendo di essere rintracciato, Khamenei parla ormai principalmente con i suoi comandanti tramite un collaboratore di fiducia, dopo aver sospeso le comunicazioni elettroniche. Ad affermarlo sono tre funzionari iraniani citati dal New York Times.

L'86enne Khamenei ha preso la decisione di incaricare l'Assemblea degli Esperti del suo Paese, l'organismo responsabile della nomina della Guida Suprema, di scegliere rapidamente il suo successore tra i tre nomi da lui individuati. Normalmente, il processo per la nomina di una nuova Guida Suprema potrebbe richiedere mesi, durante i quali i religiosi sceglierebbero a partire da proprie liste di nomi. Ma con il paese in guerra, hanno affermato i funzionari, la Guida Suprema iraniana vuole garantire una transizione rapida e ordinata.

La successione è un argomento delicato, raramente discusso in pubblico, al di là di illazioni e voci di corridoio negli ambienti politici e religiosi. Il figlio dell'ayatollah Khamenei, Mojtaba, anch'egli religioso e vicino al Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica, che si riteneva fosse tra i favoriti, non è tra i candidati, hanno affermato i funzionari citati dal quotidiano. Altro favorito era l'ex presidente conservatore iraniano, Ibrahim Raisi, morto in un incidente in elicottero nel 2024.

In tempi normali, l'Ayatollah Khamenei vive e lavora in un complesso altamente sorvegliato nel centro di Teheran chiamato "beit rahbari" - o casa del leader - e raramente ne esce, tranne che per occasioni speciali. Il suo ritiro in un bunker testimonia dell'emergenza scatenata da una guerra che, sottolineano funzionari iraniani, si sta svolgendo su due fronti.

Uno è combattuto dall'alto, con attacchi aerei israeliani contro basi militari, impianti nucleari, infrastrutture energetiche critiche, esponenti della gerarchia militare o scienziati nucleari. Ma si combatte anche su un secondo fronte, con agenti e collaboratori israeliani sotto copertura presenti all'interno del vasto territorio iraniano, che lanciano droni contro strutture energetiche e militari critiche. Il timore di infiltrazioni israeliane ai vertici dell'apparato di sicurezza e intelligence iraniano ha scosso la struttura di potere iraniana.

"È chiaro che abbiamo avuto una massiccia violazione della sicurezza e di intelligence; non si può negarlo", ha dichiarato Mahdi Mohammadi, consigliere senior del presidente del Parlamento iraniano, il generale Mohammad Ghalibaf, in una registrazione audio che analizza la guerra. "I nostri comandanti di grado superiore sono stati tutti assassinati nel giro di un'ora". Il "più grande fallimento" dell'Iran è stato quello di non aver scoperto la pianificazione di mesi condotta dagli agenti israeliani per portare missili e componenti di droni nel Paese in preparazione dell'attacco