Israele ammette: ‘Uno o due ostaggi in condizioni critiche’
L'esercito israeliano stringe la morsa attorno a Gaza City, in vista della massiccia offensiva che dovrebbe partire entro le prossime due settimane, mentre sale alle stelle la tensione in Cisgiordania, con l'Anp che denuncia la politica sistematica di Israele per costringere i residenti a lasciare le proprie terre. Come in tutta la Striscia, accusano i palestinesi, dove il bilancio dei morti per fame è arrivato a 289 vittime, tra le quali 115 bambini. Decessi a cui si aggiungono i palestinesi uccisi nei raid o alla ricerca di cibo: almeno 5 quelli colpiti a morte oggi nei pressi di uno dei centri di distribuzione degli aiuti della Ghf.
L'Idf, che ha compiuto dei raid sulla capitale yemenita Sana'a dopo i lanci di razzi e droni dei giorni scorsi da parte degli Houthi, ha precisato che l'avanzata dei carri armati nel quartiere Sabra a ridosso del centro di Gaza City rientra nell'ambito delle operazioni militari per preparare la conquista dell'intera città. L'ora X‘ però non dovrebbe scattare prima del 2 settembre, quando almeno 60mila riservisti dovrebbero presentarsi in servizio.
Il condizionale è d'obbligo visto il clima infuocato che agita il Paese, scosso nelle ultime ore dalla conferma israeliana di quanto affermato nei giorni scorsi dalla Casa Bianca: Israele ha valutato che "almeno uno o due" degli ostaggi detenuti a Gaza versano in condizioni di pericolo di vita. Ma, secondo i media, i funzionari temono che anche diversi altri ancora nelle mani di Hamas abbiano un disperato bisogno di cure mediche.
Conquista di Gaza City e ostaggi saranno al centro della riunione del gabinetto politico di sicurezza di Israele prevista per martedì, quando i responsabili saranno chiamati ad approvare i piani per l'assalto. Lo stesso giorno il Forum delle famiglie degli ostaggi, che oggi ha manifestato davanti alle case di diversi ministri, ha indetto una nuova dimostrazione a Tel Aviv, scommettendo sulla partecipazione di "centinaia di migliaia" di persone, perché com’è risuonato anche sabato sera nelle piazze "c‘è un accordo sul tavolo, ma gli accordi non durano per sempre: Questa potrebbe essere l'ultima possibilità di salvare vite umane e di riportare indietro i caduti".
Ma l'esecutivo di Netanyahu sembra non voler sentire ragioni. E glissando sulla proposta di Benny Gantz di un governo di unità nazionale per liberare i rapiti, tira dritto sulla campagna militare mentre migliaia di palestinesi fuggono come possono da Gaza City, martellati dai colpi dei tank e dai raid delle forze israeliane.
Intanto la crisi umanitaria continua a mietere vittime nonostante Israele provi a tutti i costi a ribaltare la narrazione, anche utilizzando i social media: questa settimana il governo ha infatti organizzato un tour di 10 influencer israeliani e americani nella Striscia per "rivelare la verità" sulle condizioni umanitarie dei palestinesi e "confutare le menzogne di Hamas".
Nel frattempo, è sempre più alta la tensione anche in Cisgiordania, dove la vicenda del villaggio di Mughayyir è diventato un caso: dopo un attacco della scorsa settimana, l'esercito israeliano ha isolato la zona e secondo le testimonianze citate anche dai media di Tel Aviv ha distrutto migliaia di alberi di olive in un'area di quasi 30 ettari e arrestato una dozzina di persone. Il villaggio "pagherà un prezzo alto" per l'attacco, aveva minacciato il capo del comando centrale, generale Avi Bluth.
La tesi dei palestinesi è completamente diversa e trova conferme nelle immagini arrivate oggi dall'area, che i soldati hanno chiuso alla stampa per giorni. I bulldozer sono in azione non solo per distruggere gli oliveti, una sorta di ’punizione' per gli sporadici attacchi di alcuni residenti, ma anche per costruire una strada. Quello che sta accadendo nel villaggio "fa parte di una campagna più ampia che si sta verificando a Jenin, Tulkarem, Hebron e in altre aree palestinesi" per estendere la "presenza coloniale israeliana", ha denunciato Nabil Abu Rudeineh, portavoce del presidente dell'Anp Abu Mazen.