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Che Washington 2025 non sia la Monaco del 1938

Dopo aver assistito alla scena fra Trump, Vance e Zelensky, molti commentatori sottolineavano l’unicità della cosa, non ricordando scene simili fra dirigenti di grandi potenze.

In realtà, un precedente c’è ed è terrificante ricordarlo. William Shirer, nella sua Storia del Terzo Reich, descrive minuziosamente come si erano svolti i colloqui della famigerata conferenza di Monaco di Baviera fra Chamberlain, Daladier, Mussolini e Hitler. Di fronte alla pacatezza (poi tramutatasi in fatale arrendevolezza) di inglesi e francesi, si sentivano le urla frenetiche di Hitler, che minacciava ed imprecava, riprendendo una narrativa ormai perfettamente rodata circa l’oppressione e la discriminazione di cui erano vittime i suddetti ad opera delle autorità cecoslovacche. Con Mussolini che annuiva e supportava il cancelliere tedesco.

Ecco, come non pensare a questo episodio assistendo al colloquio del 28 febbraio? Un presidente ed un vicepresidente che fanno proprie le tesi del Cremlino, accusando sostanzialmente l’Ucraina di non voler la pace (senza dimenticare che, qualche giorno fa, Trump accusò l’Ucraina di essere lei all’origine della guerra), non accettando le parole di un presidente ucraino che spiegava in modo semplice e logico perché una tregua senza garanzia non avrebbe senso. La reazione possibile a queste ovvie considerazioni è stata da manuale: Vance (l’equivalente del Mussolini di Monaco) che interviene provocando Zelensky e dando un assist a Trump per aggredire verbalmente l’ospite.

Non so con quale spirito Zelenksy sia tornato a Kiev, né sappiamo quale sarà l’esito finale di questo scontro. Di certo, se dovesse assomigliare a quello di Monaco nel 1938, dobbiamo ammettere di vivere una situazione terrificante.

E allora, per non fare lo stesso errore, ricordiamo a Zelensky che la storia non si deve per forza ripetere; Daladier, al suo ritorno a Parigi, quando vide la folla festante ad aspettarlo perché di ritorno con un accordo di pace, guardò chi lo osannava mormorando “Ah les cons!”. Sapeva che il pezzo di carta che riportava da Monaco era cartastraccia, ma – di fronte ad un cancelliere determinato a far valere la legge del più forte – pensava che non avrebbe potuto agire diversamente. Che Zelensky e gli europei ricordino la Storia: cedere oggi significherebbe abdicare per la sicurezza futura di tutti noi.