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Chiusura di città vecchia a Locarno?

Locarno, Bellinzona, Lugano, Mendrisio, Chiasso non sono metropoli che possono contare su centinaia di migliaia di residenti. Sono città abitate da quattro gatti di cui la metà non esce di casa se non per recarsi a fare la spesa nei centri commerciali. Quattro gocce d’acqua e anche i turisti svaniscono. È ora di finirla di isolare e blindare i centri. Finora questa politica portata avanti da chi non ha nulla da perdere, appoggiata da una minoranza che predica bene ma nei fatti si comporta come tutti gli altri, genera malcontento e perplessità, ma soprattutto disaffezione nel volerli frequentare. A Locarno con la paventata chiusura di città vecchia al transito veicolare, si blocca di fatto l’accesso a una delle due vie che permettono di ripartire in modo sostenibile il traffico motorizzato da una parte all’altra della città. Impensabile concentrare tutto il flusso a Muralto. Le simulazioni fatte al computer dai soliti specialisti che assecondano la politica per accaparrarsi il mandato, sono specchietti per le allodole. La realtà è ben diversa. Per capire l’impatto che poche ore di chiusura hanno avuto sulla circolazione, sarebbe stato sufficiente trovarsi incolonnato il venerdì di carnevale tra le 17.30 e le 18.30 nel tratto Minusio-Locarno.

I centri cittadini sono fatti per essere animati e vissuti, per incentivare e sviluppare il commercio, per promuovere e organizzare manifestazioni, per pianificare e fare eventi, e nelle piccole città non possono venir chiusi solo perché ci si sveglia un mattino e si ritiene che sarebbe bello poter giocare con i propri figli in mezzo alla strada. In Ticino manca la massa critica che permette di animarli con qualsiasi tempo e in qualsiasi stagione. L’inarrestabile cancellazione di posteggi e il continuo aumento di divieti d’accesso sta compromettendo l’esistenza di una miriade di piccole e medie realtà economiche di vitale importanza alla sopravvivenza dei centri stessi. Incolpare i titolari delle varie attività di scarso spirito imprenditoriale per legittimare le nefaste conseguenze di chi prende le decisioni, è riduttivo e poco etico. Nel nostro cantone i centri stanno morendo perché diventa sempre più complicato raggiungerli. La tranquillità e le oasi di pace vanno ricercate in periferia o nelle valli dove al giorno d’oggi si trovano tutti i servizi necessari alla normale quotidianità. A Locarno abbiamo perso il treno con la mancata realizzazione dell’autosilo sotto Piazza Grande. Centro e città vecchia dopo le 20 sono un deserto. Un periodo di prova senza neppure il supporto dell’autosilo che ancora non si sa quando e con quali fondi verrà costruito, serve unicamente a giustificare un nuovo sperpero di fondi pubblici che potrebbero venir utilizzati per valorizzare in modo più attrattivo il territorio. La modalità è sempre la stessa: la politica propone e poi impone non curante delle ripercussioni, giustificandosi con l’impossibilità di trovare compromessi con chi non la pensa allo stesso modo. Chi transita in città vecchia magari non si ferma oggi ma con molte probabilità si fermerà un altro giorno. Di certo non si fermerà mai se non sa neppure che esiste.