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La Lega e il ‘tavolo di sasso’

(Ti-Press)

In occasione del trentesimo della sua entrata nel governo ticinese, la Lega sembra desiderosa di costruirsi un mito fondativo pensando forse che “se è andata bene con Guglielmo Tell perché non dovrebbe andare bene anche a noi?”. Ancora recentemente Michele Foletti, in un’intervista sul ‘Mattino’ del 30 marzo scorso, ribadisce che “La Lega di allora (trenta anni fa, ndr) e quella di oggi sono due cose completamente diverse. Ai tempi era un movimento di ribellione contro un sistema politico vecchio, clientelare. C’erano i ‘tavoli di sasso’ dove i presidenti di due o tre (?) partiti decidevano le sorti del Cantone. Noi abbiamo rotto quel sistema…”.

La realtà è molto diversa perché, quando nacque la Lega nel 1991, il ‘tavolo di sasso’ era solo un mito di un passato da tempo tramontato, come si può capire da una rapida occhiata al Novecento del nostro Cantone. Dopo il confronto del tipo “mors tua, vita mea” tra liberali e conservatori dell’Ottocento, dopo la rivoluzione liberale del 11 settembre 1880, dopo l’imposizione ai ticinesi di un governo proporzionale da parte dell’Autorità federale nel 1890, dopo un periodo di maggioranza assoluta liberale in Consiglio di Stato (1893-1923), a partire dal 1927 e fino al 1987 il governo cantonale era composto da due liberali, due conservatori e un socialista. Una formula che, vista la storica spaccatura soprattutto su scuola e visione del mondo tra liberali e conservatori, portava naturalmente a favorire un’alleanza programmatica tra il socialista e i due liberali, ma anche, pensando magari a socialità e sanità e soprattutto alla caratura delle personalità disponibili, tra il socialista e i due conservatori. Nacquero cosi dapprima (“incredibile dictu”) il cosiddetto “pateracchio” o “governo di paese” (1927-1941) concordato dal socialista Canevascini con il conservatore Giuseppe Cattori, poi l’Intesa di sinistra (1947-1966) concordata sempre dal socialista Canevascini con il liberale Olgiati, mentre durante il difficile periodo 1941-1946 caratterizzato dalla Seconda guerra mondiale vi fu una collaborazione tra tutt’e cinque i partiti allora esistenti in governo o, in qualche modo, vicini all’area di governo.

Dall’Intesa alla spaccatura

Con tavolo di sasso si intende (probabilmente) il luogo dove pare si trovassero i liberali (che avevano ricomposto nel 1946 la scissione del 1934 causata dall’atteggiamento diverso di due correnti interne nei confronti del fascismo) con i socialisti, quando era in vigore appunto l’Intesa di sinistra. L’Intesa di sinistra, e l’eventuale tavolo di sasso furono spazzati via 25 anni prima della nascita della Lega nel 1991 dal congresso del Pst del novembre 1966. Congresso che – dopo una appassionata discussione in tutte le sezioni con voto finale che vincolava la posizione dei delegati di quella sezione al congresso – votò a maggioranza e contro il parere della direzione del partito e del consigliere di Stato la rottura dell’Intesa. Quella decisione portò alla spaccatura del Pst e alla creazione del Psa, all’entrata in governo del Psa venti anni più tardi (1987) rompendo la formula del 2-2-1 che durava del 1927, alla creazione del Psu formato dal Psa e da una parte del Pst che difese il seggio in governo nel 1991 (quando restò escluso il Pst) e infine alla riunificazione dei socialisti nel Ps nel 1992.

L’Intesa di sinistra tra Pst e Plr ha avuto certamente molti meriti, innanzitutto nel coraggioso sostegno all’antifascismo in anni difficili dominati dalle dittature di destra in Europa e nella modernizzazione del Cantone, dal settore scolastico a quello tributario a quello delle infrastrutture e della politica energetica, ma dopo venti anni aveva oramai perso lo slancio iniziale ed era diventata soprattutto un sistema di spartizione del potere nelle nomine e negli appalti. Questo perlomeno era il principale argomento che determinò il voto negativo al Congresso del Pst del novembre 1966 quando la Lega era ancora al di là dall’essere immaginata, e che alla fine determinò la scissione del Partito socialista.

Poi ci furono alcuni coraggiosi tentativi di modernizzazione del Cantone: penso in particolare all’idea di una programmazione economica (Libero Olgiati nel 1962) e al progetto di legge urbanistica di Franco Zorzi del 1964. Due progetti da perfezionare adeguandoli alla nostra realtà, ma che invece vennero lasciati cadere, travolti dagli interessi speculativi in campo fondiario e finanziario. Erano stati anni intensi di generosa passione politica e solo nel 1990, con la pubblicazione del ‘Mattino della Domenica’, seguita un anno dopo dal successo elettorale, irruppe nel panorama politico ticinese la Lega dei ticinesi su imitazione (almeno nel nome) della Lega lombarda di Umberto Bossi. Nel 1990 del vecchio tavolo di sasso non rimenava però oramai più nemmeno la polvere.

La voce dei mal di pancia

Le ragioni del successo della Lega dei ticinesi non sono quindi da ricercare nell’aver rotto un sistema clientelare che, nella misura in cui ancora sopravviveva, era ben lontano dall’essere rimasto un problema centrale. Le ragioni dell’indubbio, sorprendente successo della Lega dei ticinesi sono altre e sono ben descritte da Andrea Ghiringhelli e Raffaello Ceschi a pagina 576 della ‘Storia del Canton Ticino: il Novecento’ dove leggiamo: “Nel 1965 il settimanale ‘Politica Nuova’ denunciava l’immobilismo dei partiti e la frattura tra parole e fatti. Nel 1991 il settimanale della Lega ripeteva con toni assai diversi le stesse cose facendosi portavoce di un malessere che veniva da lontano…”. Ma lo fece “senza creare steccati ideologici…”. In definitiva Bignasca aveva capito che un certo malcontento popolare era una costante nella vita politica ticinese e a questo mal di pancia generico bastava dare una voce, guardandosi però bene dall’inimicarsi il mondo economico e finanziario (dell’aiuto del quale il “pragmatico” Bignasca aveva tra l’altro urgente bisogno). Poi sono nati altri problemi e altri tavoli per discuterli: la speranza è che a farlo ci siano ancora personalità della statura morale e intellettuale simile a quella dei due principali protagonisti del tavolo di sasso.