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La profezia di De Gaulle

(Keystone)

Le pericolose assurdità di Donald Trump non stupiscono più, ma si teme l’incertezza che hanno creato e continuano a creare nel mondo, incertezza che suscita la lassitudine in tutti i settori della vita sia pubblica sia privata, preludio della recessione. È quindi normale che negli Stati Uniti il malumore contro il presidente aumenti diffondendosi persino nei veterani di guerra, i quali, benché in maggioranza repubblicani, lo disprezzano poiché ha simulato il male a un piede per non combattere in Vietnam e lo accusano di tradire l’uniforme, gli Stati tradizionalmente alleati e la Costituzione. Per contro, in Occidente i sostenitori perdurano. Come mai? Lo spirito di folla del filosofo Gustavo Le Bon: “La folla è un gregge che non può fare a meno di un padrone?”. Oppure, perché si è “trop tes” (satolli) di libertà, e la libertà comporta la responsabilità?

Comunque le attuali chiacchiere fra Trump e Putin, che escludendo le dirette interessate – Ucraina ed Europa – non possono portare a una pace giusta e duratura. Per di più Trump cade nel ridicolo: pensa al premio Nobel per la pace e a un posto nella scultura del Monte Rushmore tra i quattro presidenti più famosi; inoltre, preoccupato per le sue donchisciottesche promesse elettorali, ha fretta perciò fa concessioni che, a dir poco, rientrano nella strategia di trattative in atto (eloquente è il fatto che la Russia non figuri nella famosa tabella dei dazi, sebbene vi siano ancora alcuni scambi tra le due potenze). Putin sistematicamente ne approfitta per pretendere altre concessioni. Non solo, ma alle proposte di Trump regolarmente dice di sì, ma sempre con condizioni inaccettabili, senza concedere nulla: il gatto e il topo, insomma. Intanto il tempo passa, come vuole Putin, per rafforzare la sua forza d’urto, in vista di guadagnare ulteriore terreno in Ucraina e di violare i confini di altri Stati limitrofi. La delegazione americana di appoggio nelle trattative poi è assurda e comica, perché è diretta da un palazzinaro completamente digiuno in fatto di diplomazia e gli altri membri lo sono ancora di più. Per contro, quella di Putin è capeggiata dallo scaltro Lavrov, da parecchi anni ministro degli Esteri, per cui vi è nulla da sperare in bene.

Perciò l’Europa deve prendere coscienza che l’ombrello americano, al quale aveva a torto fatto pieno affidamento sin dal 1945, è rotto, almeno fin quando regnerà Trump. Urge quindi, anche perché Putin continua a bombardare l’Ucraina e a guadagnare terreno pur sostenendo di voler la pace, costruire una difesa europea autonoma. La quale, per giunta, stimolerebbe il mercato unico europeo (449,2 milioni di consumatori!), svincolandolo, al tempo stesso, dall’egemonia del dollaro. È quanto da tempo propone il presidente francese Emmanuel Macron, ora con il primo ministro britannico Keir Starmer e quello tedesco Friedrich Merz, in pectore, ma in pratica già in funzione, per cui le speranze sono aumentate.

Ed ecco allora la profezia di Charles De Gaulle: si era nel tempo in cui il Generale stava dotando la Francia della bomba atomica, benché i rapporti internazionali fossero realmente distesi, per cui ovunque, in patria e all’estero, era criticato e deriso: chi lo considerava un guerrafondaio, chi un megalomane e chi un Don Chisciotte, per cui le barzellette e le vignette feroci abbondavano. In effetti il 10 novembre 1959, in occasione della conferenza stampa nel palazzo dell’Eliseo, un giornalista ironicamente gli chiese a che punto fosse la sua bombetta e che cosa intendesse farne. Imperturbabile, De Gaulle rispose: “Evidentemente ora i rapporti internazionali sono calmi, ma chi mi assicura che un giorno America e Russia, che hanno il monopolio delle armi nucleari, non si metteranno d’accordo per spartirsi il mondo? E chi può escludere che la Francia un giorno, con l’Europa e la mia bombetta, come la chiamate voi, debba intromettersi tra le due potenze per spegnere le loro mire imperialistiche a beneficio dell’umanità?”. Quel giorno sta arrivando, come attesta l’atteggiamento remissivo (salvo qualche sparata in bianco) di Trump nei confronti di Putin, a discapito dell’Ucraina e dell’Europa, molto probabilmente pensando al Canada, alla Groenlandia e al Canale di Panama…

Il presidente Woodrow Wilson si rivolterà nella tomba di fronte alle violazioni, proprio dalla sua patria, del principio dalla “autodeterminazione dei popoli”, figurante nei suoi famosi quattordici punti proclamati solennemente l’8 gennaio 1918 davanti al Congresso riunito in sessione congiunta.