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Sahara Occidentale: la responsabilità svizzera

Come aveva affermato Jürg Lauber, attuale presidente del Consiglio dei Diritti Umani, in un’intervista al giornale romando ‘Le Temps’ (10.12.2024) “difendere i diritti umani non è un lusso. È una necessità per prevenire futuri conflitti”.

In occasione del 49° anniversario della fondazione della Repubblica Araba Saharawi Democratica, il gruppo parlamentare d’amicizia Svizzera-Sahara Occidentale e i Comitati Svizzeri di Sostegno al Popolo Saharawi hanno lanciato una Petizione contro gli arresti arbitrari e la tortura nel Sahara Occidentale occupato che chiede che la Svizzera assuma le sue responsabilità in materia di diritto internazionale umanitario per quanto attiene al Regno del Marocco. Questo essendo depositaria delle Convenzioni di Ginevra firmate il 12 agosto 1949, trattati fondamentali del diritto internazionale umanitario che tra le altre cose proteggono i civili che si trovano in mano nemica o in territorio occupato da atti di violenza e dall’arbitrio.

Il Sahara Occidentale è un territorio riconosciuto dalle Nazioni Unite come “territorio non autonomo”, col diritto inalienabile all’esercizio dell’autodeterminazione e dell’indipendenza, ma che il Regno del Marocco occupa, nella sua gran parte, illegalmente e militarmente dal 1975, impedendo l’organizzazione del referendum che permetterebbe alla popolazione saharawi di esprimersi riguardo al suo destino. Da notare che già nel lontanissimo 1960 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite riconosceva al Popolo saharawi il diritto all’indipendenza dalla Spagna, allora potenza colonizzatrice, chiedendo a quest’ultima di avviare un processo di decolonizzazione, organizzando un referendum libero, democratico e imparziale, senza vincoli amministrativi e militari.

In particolare la richiesta è che il nostro Paese – che delle Convenzioni è anche Stato parte e che è dunque tenuto a rispettare questi accordi in ogni circostanza – faccia pressione sul re del Marocco affinché 19 prigionieri politici saharawi, detti “i prigionieri di Gdeim Izik”, vengano liberati.

Chi sono questi prigionieri? Nel 2010 la popolazione saharawi aveva organizzato una manifestazione pacifica a Gdeim Izik (località del Sahara Occidentale occupato) per protestare contro l’occupazione illegale del suo territorio. L’esercito marocchino intervenne violentemente, bruciando l’accampamento che era stato formato da uomini, donne e bambini saharawi, arrestando, fra l’altro, una ventina di attivisti per i diritti umani e giornalisti saharawi, accusandoli di reati per i quali mai furono portate prove; i processi-farsa, messi in scena dalle autorità marocchine, violarono i principi più elementari del diritto penale processuale internazionale e le sentenze, basate su dichiarazioni estorte per mezzo della tortura, condannarono gli imputati a pene di 20 anni e oltre, fino all’ergastolo. La richiesta è, altresì, che il nostro Paese s’impegni in favore della tenuta di un nuovo processo equo, da effettuarsi sotto il controllo internazionale e sotto la supervisione dell’Organizzazione delle Nazioni Unite.

La Svizzera è pronta ad assumersi le proprie responsabilità?