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Iniziativa, ordinanza, controprogetto e ‘radio e televisione made in Switzerland’

Alla base della discussione vi è il testo dell’iniziativa “200 franchi bastano! (Iniziativa Ssr)” che ha raccolto circa 126’000 firme (29’000 provengono dal Ticino che pertanto risulta il cantone in cui sono state raccolte più firme). Il testo dell’iniziativa andrebbe ad aggiungere un nuovo capoverso all’Art 96 della Costituzione: “Per finanziare i programmi radiotelevisivi che forniscono un servizio indispensabile alla collettività, la Confederazione riscuote un canone annuo di 200 franchi esclusivamente dalle economie domestiche di tipo privato. Le persone giuridiche, le società di persone e le imprese individuali non pagano alcun canone”. Sta di fatto che nella Costituzione federale verrebbe iscritto un importo fisso di 200 franchi di canone all’anno, cosa alquanto anomala. Per esempio per la vignetta autostradale l’importo di 40 franchi non è esplicitato nella Costituzione, ma nella Legge federale concernente la tassa per l’utilizzazione delle strade nazionali (Lusn). Ciò significa che per un eventuale cambiamento del costo della vignetta basterebbe una decisione del Parlamento federale. Ciò non è il caso per il canone radiotelevisivo; un’eventuale futura modifica del canone necessiterebbe ogni volta di una votazione popolare, oltretutto di rango costituzionale. Il Consiglio federale sulla base della riuscita dell’iniziativa (raccolta firme sufficiente) e sulla consapevolezza di mantenere una Ssr forte, ha proposto una modifica dell’ordinanza sulla radiotelevisione (Ortv) che implica una graduale riduzione del canone a carico delle famiglie a 300 franchi entro il 2029 (dal 2027 il canone passerà dagli attuali 335 franchi all’anno a 312 franchi, che diventeranno poi 300 franchi a partire dal 2029) e un aumento del limite per il pagamento a carico delle imprese; da mezzo milione si passerebbe a 1,2 milioni di fatturato all’anno. Sulla base delle stime effettuate dal Consiglio federale, circa l’80% delle imprese non pagherebbe più la tassa di ricezione e alla Ssr verrebbero a mancare poco più di 100 milioni di franchi all’anno (dal 2029 la quota di partecipazione al canone versata alla Ssr passerà da 1,319 miliardi di franchi a circa 1,2 miliardi). Un’altra clausola contenuta nella modifica dell’ordinanza è che in futuro alla Ssr non sarà più garantita l’indennità di rincaro, o almeno non più completamente; ciò comporterà un ulteriore ammanco di entrate per la Ssr. Con la proposta di modifica dell’ordinanza, il Consiglio federale spera che gli iniziativisti ritirino la loro iniziativa accettando la modifica proposta dallo stesso Esecutivo federale. Ma ciò non sembra proprio il caso! Gli iniziativisti vogliono far decidere il popolo sull’importo che vorrà spendere per disporre di un servizio pubblico nazionale di radio e televisione. Anche a livello parlamentare le Commissioni delle telecomunicazioni hanno valutato se proporre un controprogetto (che potrebbe perciò essere votato dal popolo assieme all’iniziativa). Ma sia la Commissione del Nazionale sia quella degli Stati sembra abbiano desistito dal proporre un controprogetto e perciò si limiteranno a esprimere un loro parere unicamente sul testo dell’iniziativa. In altre parole le due Camere del Parlamento esprimeranno un loro parere – favorevole o contrario – all’iniziativa, prima che la stessa sarà sottoposta a votazione. Allo stato attuale l’iniziativa “200 franchi bastano!” potrà essere sottoposta al voto popolare già a inizio del 2026. Ma cosa comporterebbe questa iniziativa? Innanzitutto non va dimenticato che pochi anni fa, eravamo nel 2018, il popolo svizzero si era schierato nettamente contro l’iniziativa “No Billag” con circa il 72% dei contrari. È vero, l’iniziativa “No Billag” era molto drastica e di fatto voleva abolire il canone di ricezione televisiva. L’iniziativa “200 franchi bastano!” sembra più soft, ma è solo un’apparenza! Il concetto alla base di queste iniziative è la volontà degli stessi iniziativisti di indebolire la democrazia in Svizzera e spalancare le porte ai nuovi media internazionali, poco attenti alla nostra realtà, ma, soprattutto, molto attenti a far cassetta. Gli esempi sono infiniti. Per uno Stato particolare come il nostro e con i “chiari di luna che girano a livello mondiale” è di fondamentale importanza disporre di un servizio pubblico radiotelevisivo in grado di garantire una minuziosa attenzione a tutto quello che fa Paese. Alleggerire il servizio pubblico radiotelevisivo significa mettere in un angolo l’identità che ci caratterizza. Insomma se fra pochi mesi il popolo sarà chiamato a votare su questa iniziativa occorrerà che ognuno conosca i vantaggi e gli svantaggi di avere o meno un servizio pubblico “radio e televisione made in Switzerland”, prima di esprimersi.