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Quando le amicizie diventano impossibili

Chiediamoci da dove viene il silenzio quasi totale – denunciato a Bellinzona – del Consiglio federale, del parlamento e dei partiti in merito a Gaza. È ovvio che ci devono essere interessi e poteri che producono questa situazione e di conseguenza battersi per Gaza vuol dire battersi contro questi poteri.

Per individuarne almeno uno analizziamo il comportamento del Partito socialista che per vocazione dovrebbe anteporre la difesa dei più deboli a riflessioni economiche. Perché i due consiglieri Ps – sicuramente in sintonia con il partito – condividono il silenzio dei loro colleghi, silenzio che li fa complici di un genocidio?

Il “potere” che da quasi due anni blocca il Ps può solo essere nel Ps stesso, e non è astratto, ma è rappresentato in carne e ossa da socialisti che coprono le azioni degli aggressori di Gaza, partendo da un'altra visione – vorremmo chiamarla quella del sionismo fanatico – del conflitto. Visione che vorrebbero rispettata dal partito. Ed ecco allora Sommaruga che già nel febbraio del 24 denuncia la passività del Ps; ecco il fatto che il Ps mai ha chiamato i suoi aderenti a scendere in piazza; ecco il Ps ticinese che insabbia vergognosamente una proposta di una dichiarazione di solidarietà con la Palestina fatta dalla GiSo; e così tant’altro. Ma si deve subire questo per libertà di pensiero? Se una persona ci chiede di accettare la sua approvazione di crimini basati sul totale disprezzo dell’essere umano – quale è quanto capita a Gaza – non ci chiede di concederle il diritto alla libertà di pensiero, ma ci chiede di rinunciare alla nostra dignità d’uomo.

Il sionismo fanatico è il sionismo religioso, quelli per cui in una terra promessa loro da Dio e da riconquistare i palestinesi sono degli intrusi, e anche per quelli che sostengono la politica di Netanyahu e quelli che "Israele va difesa a prescindere" e "chi critica Israele è antisemita" (in barba alle critiche ai sionisti fanatici che piovono da parte di persone d'origine ebraica). Si può approvare? Non è piuttosto l’ora, tornando al Ps, di dividersi da questo potere? Sia chiaro che qui non si mette in discussione il diritto all’esistenza di uno Stato laico degli Israeliani, dopo una colonizzazione ormai compiuta e irreversibile quanto quella del Sudafrica.

C’è da sperare che nel Ps svizzero, e forse per primo nel Ps ticinese, un giorno alzerà la voce chi sostiene che di fronte ai crimini dello Stato d’Israele, dalla Nakba al genocidio di Gaza e ai crimini in Cisgiordania, sia ormai impossibile essere socialisti e sostenitori della politica che lo Stato d’Israele, da decenni e quasi ininterrottamente, sta attuando. Questa è la richiesta di una separazione. Una separazione da persone che forse alla sinistra hanno dato, ma che ora stanno richiedendo un prezzo troppo alto. Una separazione che forse un solo uomo, nella sinistra ticinese, ha la forza e l’autorità morale per poterla imporre. Quest’uomo, evitando nel momento del silenzio, fedele al suo carattere, la prima fila, era presente alla manifestazione di Bellinzona. Una luce?