Il risicatissimo risultato della votazione popolare del 15 giungo relativa allo stanziamento del credito per realizzare il nodo intermodale alla Stazione FFS di Locarno sarà gravida di conseguenze per una regione che sta marciando in modo pavido e autolesionista verso l’abisso, come quasi sempre succede quando sarebbe stato al contrario doveroso “pensare in grande”. La città stessa si è auto affossata e i Comuni vicini l’hanno coralmente, ancorché in modo brutto e stonato, sostenuta esprimendo percentuali di no alla richiesta di credito ancora maggiori, con i scandalosi esiti di Brione s/ Minusio (68.31%) e Orselina (65.81%), dati che la dicono lunga e che ci ridicolizzano rispetto agli altri poli urbani del Cantone che hanno invece approvato il progetto, fatta salva l’eccezione di Chiasso. Ma i veri eroi, progressisti e capaci di visioni future e lungimiranti sono stati ancora una volta i piccoli Comuni delle valli, tra i quali spiccano Dalpe (71.43 % di si) e soprattutto, da premio, Gurin dei Walser, con una percentuale affermativa di un tondo 80%. Il voto dell’agglomerato urbano locarnese costituisce un gravissimo danno d’immagine e viene ad azzoppare anche altri progetti e scenari indispensabili, tra i quali quello aggregativo. Poco lontano invece sono da annoverare degli esempi di positività che rallegrano e motivano un ulteriore impegno in politica quando si era legittimamente pensato di mollare tutto dopo una vita di attività pubblica: basti pensare alla cittadina vallesana di Sierre (dalle dimensioni demografiche simili a Locarno) che ha saputo guardare al futuro (nello stesso giorno della pietra tombale locarnese) con coraggio e lungimiranza, dando via libera al bel progetto della nuova pista di ghiaccio (“Valais Arena”) con ben il 64% dei consensi. Degli 89 milioni preventivati 30 saranno a carico della città. La pista sarà affiancata da un eco quartiere con 600 abitazioni per un investimento di 320 milioni di franchi. Posti di fronte ai bravissimi vallesani, noi al contrario reiteriamo il pertinace calarsi la zappa sui piedi, collocando su un’aspra, pietrosa e assolata salita progetti che avrebbero potuto facilmente essere realizzati. In tutta sincerità comincio davvero a credere che se Locarno non è la capitale del Cantone, non ospita le istituzioni musicali (con la contestuale sala da concerti) e scientifiche più prestigiose e nemmeno la Curia vescovile, soffre di un collegamento stradale improponibile e di una stazione provincialotta, caotica e senza sottopasso pedonale viene continuamente privata di servizi pubblici importanti (riduzione dei padiglioni ospedalieri, ecc…) e non beneficia di uno sbocco ferroviario diretto a scartamento normale con l’Italia, se lo sia andato a cercare e se lo meriti. Allora a Cenerentola cementificata e a Calimero non resta altro che piangersi addosso, raccogliendo i cocci e dormendo sonni tranquilli per i prossimi 20 – 50 anni, certi che alla prossima occasione non beneficeremo più del sostegno del resto del Cantone. Chi di dovere, ossia chi siede sul carro dei vincitori con la corona di lauro sul capo, colga almeno l’occasione per ricostruire immediatamente l’osceno moncone di quello che fu l’Albergo Zurigo e per ripianificare l’intero comparto in tempi brevi, ridando al tanto osannato a torto Viale Balli una sua dignità urbanistica. L’On. Giuseppe Cattori (che intanto si rivolta nella tomba) dall’alto del suo monumento ne sarà grato!