Forse avremmo dovuto maggiormente enfatizzare la decisione e ci scusiamo per non aver aperto un dialogo con i familiari dell'architetto
Assente dal Ticino per vacanze, ho seguito a distanza, ma con grande attenzione, la discussione sull’intenzione del Locarno Film Festival (Lff) di procedere alla sostituzione dello schermo di Piazza Grande, progettato dal compianto architetto Livio Vacchini.
Ho preso in particolare conoscenza dell’articolo dell’arch. Michele Bardelli, del contenuto dell’intervista all’arch. Eloisa Vacchini e, ieri, della lettera dell’arch. Mario Botta. Mi si consenta innanzitutto sottolineare che Consiglio di amministrazione e direzione del Festival non hanno mai inteso misconoscere il forte valore iconico dell’opera progettata dall’arch. Livio Vacchini, il significato che ha avuto e continuerà ad avere per il Festival del Film di Locarno. A mente dei responsabili dell’Lff è sembrato necessario attuare una riflessione sulle implicazioni logistiche legate alla gestione dello schermo, tra le quali il suo montaggio e smontaggio, senza modificare sostanzialmente il risultato finale, rispettoso delle dimensioni e della qualità voluta dall’arch. Livio Vacchini (come d’altronde fu il caso con la sostituzione della prima cabina di proiezione da lui ideata, avvenuta nel lontano 1990).
Il fatto che questa riflessione abbia permesso di individuare un sensibile contenimento dei costi e dei tempi di montaggio dello schermo, non significa anteporre le considerazioni economiche alle implicazioni valoriali e culturali della scelta, bensì consentire al Festival, negli ultimi anni confrontato con un significativo disavanzo strutturale, di evitare ridimensionamenti sul piano dell’offerta culturale e, in particolare, dell’offerta cinematografica, la cui unicità rappresenta il motivo per cui il nostro Festival è considerato una delle più importanti rassegne cinematografiche al mondo.
Va d’altronde detto che la forza creativa dell’idea centrale dell’arch. Vacchini non mi sembra sostanzialmente intaccata dalla decisione di sostituzione dello schermo: cioè la trasformazione della Piazza Grande in una splendida cornice viva e dinamica che rimane in ogni caso confermata.
Forti della consapevolezza che la sostituzione dello schermo progettato dall’arch. Vacchini poteva sollevare un importante dibattito, abbiamo deciso di tematizzarla in occasione dell’ultima assemblea, alla presenza dei soci e della stampa. Avremmo dovuto enfatizzare maggiormente la decisione? Forse. Certamente avremmo dovuto aprire un sollecito dialogo con i famigliari dell’arch. Vacchini e, in modo particolare, con la figlia arch. Eloisa Vacchini. Ci scusiamo per non averlo fatto.
Sarebbe pure stato opportuno estendere maggiormente il confronto, comunque avvenuto, con personalità dell’architettura ticinese, certamente in grado di aiutarci a meglio capire le implicazioni della nostra decisione, ma parimenti capaci di valutare con sensibilità le ragioni dell’Lff. Confido che il dialogo sia ancora possibile e proprio per questo abbiamo preso contatto con l’arch. Eloisa Vacchini e le abbiamo proposto di ritrovarci in tempi brevi attorno a un tavolo.
Mi pare importante che in questi tempi segnati da difficoltà di comunicazione, Locarno dia un ulteriore piccolo esempio di confronto costruttivo e di capacità di dialogo: lo merita il suo straordinario Festival del Film, lo merita la straordinaria eredità lasciata dall’arch. Livio Vacchini.