Prendo lo spunto dal pacato ed equilibrato articolo del collega On. Marco Russomanno – consigliere comunale del gruppo “Per Lavertezzo” – apparso su ‘laRegione’ di ieri, che si sofferma sui possibili scenari futuri per il suo Comune. Naturalmente mi auguro che venga riaccesa la fiamma del matrimonio con Locarno, della quale Lavertezzo diventerebbe un importante quartiere agricolo – viticolo, residenziale e industriale, e questo anche per rispettare l’indefesso operato della ex sindaca on. Bettazza e della municipale on. Gerosa che tanto si sono prodigate. Ma soprattutto occorre rilanciare alla grande anche a livello mediatico quanto architettato con immensa fatica dal basso e che arrischia di essere spazzato via da imposizioni che sono invece calate dall’alto. È giunto finalmente il momento che il Dipartimento delle istituzioni ascolti e valorizzi i promotori di una tela, intessuta con acribia a tappe lungo un sentiero angusto, erto e sassoso, ma che avrebbe potuto in buona parte essere già realizzata. Di Lavertezzo si è brevemente accennato. Le nozze con Orselina dal canto loro avrebbero potuto essere celebrate una ventina di anni fa e, quanto a Mergoscia, si auspica un ripensamento che recuperi la propensione a favore di Locarno ancora vivo un paio di anni fa. Con una Minusio possibilista, il resto sarebbe venuto per attrazione virtuosa, in particolare cercando delle alleanze trasversali a Brione s/Minusio. Per la sponda destra della Maggia, sul Trosa erano stati prospettate interessantissime e insperate ipotesi il 15.8.2023 tra l’on. sindaco di Losone e il sottoscritto, in un del tutto fortuito ma proficuo colloquio a cuore aperto e senza remore o, peggio, secondi fini di accattonaggio elettorale, complice l’assolata e stupenda giornata con l’intero Locarnese che si squadernava sotto lo sguardo di tutti gli astanti, i credenti che avevano partecipato alla Santa Messa dell’Assunzione della Beata Vergine Maria e gli escursionisti occasionali. “Lo spirito della Trosa” dovrebbe essere infuso anche ai politici recalcitranti di Muralto, dimostrando finalmente un’unità di intenti a beneficio delle generazioni future, alla luce di un’importante notizia apparsa sulla stampa qualche giorno fa, quella dell’aggregazione patriziale con Orselina, invero quasi una nemesi storica che andrebbe a ricucire idealmente e almeno in parte la scissione che nel 1881 portò alla disgregazione del Comune rurale di Orselina con la nascita di quello indipendente di Muralto. Ci si augura in conclusione che, al di là dei personalismi, dei clan famigliari e dell’attaccamento al potere, si possa operare per un Locarnese più forte e coeso, e questo in tempi brevi perché di treni e di occasioni perdute ne sono passati troppi. Non è il caso di continuare a cincischiare, inciampare, cadere e sbagliare, perché Lugano e Bellinzona sono aggregate da tempo, mentre nel Mendrisiotto si stanno delineando costruttive proposte che arrischiano di lasciare il Locarnese per sempre al palo e nel limbo nella sua “neghittosità”, non evidentemente nell’accezione bianconiana ma in quella peggiore. Parafrasando la celebre cantata BWV 140 del sommo J. S. Bach “Wachet auf, ruft uns die Stimme!”.