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Perché l’iniziativa 10% è giusta

In Svizzera il sistema sanitario si basa su un paradosso poco evidenziato e molto costoso per gran parte della popolazione: i premi della cassa malati sono identici per tutti, indipendentemente dal reddito: il miliardario e il lavoratore precario ricevono la stessa fattura mensile per il premio di cassa malati obbligatoria, che si paga come il biglietto del treno, uguale per tutti, non come la scuola o la polizia tramite le imposte progressive. La Svizzera è in sostanza l’unico Paese occidentale a mantenere un modello così iniquo, fortemente penalizzante per le fasce meno abbienti e molto favorevole per quelle ricche o molto ricche. Un modello che trasforma per molti un diritto fondamentale, la salute, in un peso economico spesso insostenibile.

Le conseguenze sono evidenti: migliaia di cittadini, soprattutto del ceto medio e basso, faticano a pagare i premi, mentre chi ha redditi elevati versa solo una piccola parte – a volte irrilevante – del proprio guadagno per questo scopo. Questo squilibrio alimenta artificialmente la frustrazione e allarga la frattura sociale.

È urgente una riforma nazionale che introduca un principio strutturale, quello dei premi in base al reddito. Ma siccome Berna non si muove, bisogna agire a livello cantonale. E il Ticino ha l’occasione di intervenire concretamente con l’iniziativa popolare “10%” che andrà in votazione a fine settembre.

La proposta è chiara: se l’iniziativa sarà accettata nessuno spenderà più del 10% del proprio reddito disponibile per i premi della cassa malati. Un tetto ragionevole, solidale ed efficace. Per attuarlo, i sussidi cantonali verranno aumentati e questo aumento sarà finanziato da chi oggi paga meno o molto meno del 10% del proprio reddito per l’assicurazione malattia. Chi ha meno, riceverà di più grazie ai sussidi supplementari, mentre chi ha di più, contribuirà di più tramite le imposte. Anche chi pagherà qualche franco in più di imposte lo farà in modo equo, senza mai superare il 10% del proprio reddito disponibile, grazie ai sussidi supplementari.

L’iniziativa rappresenta il più grande intervento di redistribuzione della ricchezza degli ultimi decenni in Ticino. È una risposta concreta a un problema reale, che tocca ormai quasi tutte le famiglie ordinarie. Non si tratta solo di numeri, ma di giustizia. Di garantire dignità a chi oggi è costretto a scegliere tra curarsi e pagare l’affitto. Di costruire finalmente un sistema sanitario accessibile a tutti, non solo a chi può permetterselo, di anticipare il sistema dei premi in base al reddito.

Cercheranno di distrarvi parlando d’altro, per esempio di arrocchi e di arrocchini, cercheranno di farvi paura. Diranno che è troppo costoso, che non si può fare. Ma non è vero. Questa iniziativa non prevede nuove prestazioni, non chiede di spendere di più, ma chiede di distribuire meglio tra i cittadini la fattura complessiva attuale della cassa malati obbligatoria pagata dai ticinesi, alleviando il peso per chi paga troppo rispetto a quel che ha e chiedendo a chi paga troppo poco da almeno 30 anni, da quando è entrata in vigore la LAMal, di contribuire di più.

Nessuno deve pagare più del 10% del proprio reddito disponibile per un diritto fondamentale come la salute. Ma siccome i soli premi non bastano a finanziare il sistema sanitario, il resto va pagato proporzionalmente tramite le imposte cantonali progressive. Decidere di attuare questo obiettivo spetta solo ai cittadini e l’occasione per farlo è la prossima votazione di fine settembre.