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Busecche e ragione in politica

Nell’intervista rilasciata a laRegione (21 luglio 2025) dal coordinatore della Lega Piccaluga, si possono cogliere elementi umanamente di disagio dell’interessato, che si è trovato di fronte a una situazione oggettivamente imbarazzante per non dire altro, ma anche un paio di affermazioni fuori luogo. La prima riguarda tutta la politica ticinese, dove afferma che nel nostro cantone “per anni non si è mosso nemmeno un fermacarte”; la seconda riguarda in particolare la sua concezione della politica allorquando dice con un’espressione colorita: “Mi piace ascoltare le busecche della gente”. Sulla prima affermazione si potrebbe anche discutere, in quanto molti problemi e pure un indirizzo virtuoso per il Paese mancano da qualche anno. Difficile individuarne le cause, ma di certo, se le cose stanno così, la responsabilità è anche dei due ministri leghisti. Tuttavia la generalizzazione mi sembra eccessiva e soprattutto mette in cattiva luce non solo i suoi, ma anche gli altri tre membri del Governo. L’altra affermazione di Piccaluga spero non corrisponda all’indirizzo di tutta la Lega. Menzionare la “politica della busecca”, oltre che con un’espressione gergale o dialettale di dubbio gusto, rappresenta di per sé qualcosa di poco chiaro, confuso e persino di poco valore, dato che la trippa è spesso considerata un cibo povero. Nemmeno i fautori del populismo, assai vicini alla Lega, scendono così “in profondità”, allorquando invocano una prassi politica che mira a rappresentare la gente esaltandone valori, desideri, frustrazioni, sentimenti collettivi o popolari. Il vero approccio sostanziale della politica dovrebbe potersi riferire all’uso della ragione e della logica per formulare politiche sensate. Un orientamento, quindi, che va ben oltre le emozioni, la tradizione o il dogmatismo, e che in pratica esige l’applicazione di un pensiero critico e sistematico per perseguire obiettivi politici misurabili, anziché ideologie astratte o aspirazioni generiche. Il filosofo e linguista statunitense Noam Chomsky ritiene che la ragione sia lo strumento fondamentale, di cui dispone l’umanità, per debellare le menzogne e le oscurità del potere, per realizzare il cambiamento politico e per far avanzare la conoscenza scientifica e filosofica.

Il prossimo 25 agosto il Parlamento si riunirà per discutere la recente decisione del Governo. A giusta ragione i promotori hanno chiesto al Consiglio di Stato di presentare un “rapporto dettagliato” sulla decisione di scorporare alcune sezioni dei due dipartimenti interessati. Questa richiesta è sicuramente pertinente e dovrebbe permettere delle obiezioni politicamente fondate nei confronti di una decisione che appare perlomeno poco motivata. Ma, al di là di questa questione mal impostata dall’inizio, ci sono altri temi ben più importanti per il Paese: le difficoltà dei cittadini nei confronti dell’aggravante situazione dei costi della salute (per la quale la politica non ha saputo trovare un’azione condivisa e praticabile, addossando ai cittadini la responsabilità della scelta); il peggioramento delle finanze dello Stato; la stagnazione di situazioni viarie ormai insostenibili in alcune parti del cantone e altro ancora.