laR+ I dibattiti

Schermo del Festival, Fas e cartomanzia

Alcuni illustri architetti si sono recentemente espressi a favore del pensionamento dello schermo di Piazza Grande e di una sua nuova collocazione. Se da un lato almeno uno dei moventi dei colleghi appare chiaro, ovvero la speranza di figurare tra gli “architetti validi del giorno d’oggi” che potrebbero progettare il nuovo schermo, di origine ben più oscura sono le loro argomentazioni. In una presa di posizione che si ispira ad una seduta cartomantica, la Fas si esprime in qualità di portavoce (o medium!) del pensiero dello stesso Livio Vacchini. Il celebre architetto purtroppo non potrà mai dirci la sua sul ponteggio Moon&Starsiano che, speriamo solo per l’edizione 2025, sostituirà lo schermo da lui progettato per Piazza Grande (e successivamente ampliato e aggiornato).

Dato che tra i lettori c’è chi ancora diffida delle sfere di cristallo, può risultare utile riprendere un breve estratto, questa volta vero, di un’intervista Rsi allo stesso Vacchini, che affermava: “ll 1994 è un anno eccezionale. Comincia quest’anno a realizzarsi quanto io sognavo nel 1971. Comincia a formarsi quello spazio, quella sala di spettacolo all’aperto, con la posa di uno schermo che ha le dimensioni giuste [per chiudere lo spazio di Piazza Grande], cioè che ha le dimensioni delle case che gli stanno attorno. Per fare questo c’è bisogno di uno schermo enorme che io non ho potuto realizzare nel ’71 per questioni pratiche, politiche, economiche. Il progetto del Festival, il fatto di aver realizzato questo spazio è stato sempre per me l’opera più emozionante che io abbia mai fatto”.

Dalle parole dell’architetto appare evidente che l’ipotesi di valorizzare la struttura storica dello schermo trovandole “un’altra location” sia priva di fondamenta. Vi è infatti una relazione spaziale intensa e specifica tra lo schermo e la piazza, che il pubblico locarnese ha imparato ad amare. Rimuovere la struttura dello schermo da Piazza Grande, ovvero quella porzione di città per la quale è stata concepita, significa distruggerne il valore spaziale, urbanistico e artistico. Gli ormai celebri tubolari d’acciaio, ordinati con precisione ed eleganza, sono divenuti essi stessi, con la propria matericità e tettonica, elementi portanti dei valori culturali del Festival e dell’Architettura ticinese. Valori che per ormai quasi 7’000 persone, tra cui numerosi membri della Fas, devono resistere.

Dalla presa di posizione della Fas rimane inoltre aperto un quesito: a quali risorse economiche dovrebbe attingere il Festival, che ha giustificato la sostituzione dello schermo perlopiù a causa di inderogabili esigenze di risparmio, per finanziare il concorso, la progettazione, la realizzazione e l’installazione annuale di un famigerato nuovo schermo? Forse la Fas, anche grazie alle sue affinità al mondo del paranormale, potrà illuminarci.