La politica ticinese sta attraversando un periodo poco positivo, caratterizzato da nervosismo e inconcludenza. A peggiorare (forse) definitivamente il clima è stato certamente anche il tentativo di arrocco (scambio dei Dipartimenti parziale o totale tra i due consiglieri della Lega Gobbi e Zali) diventato clamorosamente pubblico in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario il 3 giugno scorso. In effetti in quella occasione Zali, che era responsabile del Dipartimento del territorio, si presentò come novello ministro della Giustizia, inaugurando, lui ex giudice, una procedura senza basi legali. La composizione e la ripartizione dei Dipartimenti sono infatti di competenza dell’intero Consiglio di Stato, che era stato informato, ma che non aveva ancora deciso nel merito. Inoltre, le modalità da seguire per una decisione di questo tipo, senza precedenti, sono tuttora poco chiare. I due consiglieri leghisti si sono successivamente scusati con i colleghi, ma queste scuse non cancellano l’effetto devastante che quel modo di procedere probabilmente ebbe sulla serenità della compagine governativa.
Successivamente i due consiglieri di Stati leghisti ridussero l’arrocco in un arrocchino nel quale Zali, restando direttore del Dipartimento del territorio, assumeva fino alla fine della legislatura la gestione della Polizia cantonale e della Magistratura, mentre Gobbi assumeva la “direzione politica” (?) della Divisione delle costruzioni. Il Consiglio di Stato, dopo una lunga seduta straordinaria fuori sede (a Bedretto) approvò all’unanimità quanto proposto da Gobbi e da Zali, aggirando temporaneamente il ‘Regolamento del Consiglio di Stato’ formulato nel 2001 senza una modifica formale, Regolamento che aveva formalizzato quanto deciso nel 1991 dal governo di allora nella seduta straordinaria del Lago d’Orta, riducendo i dipartimenti da 11 a 5 (come il numero dei consiglieri) e cercando di suddividere i compiti per Dipartimento in base a criteri di razionalità (un obbiettivo che andrebbe riproposto nei dettagli di compiti e uffici per ogni Dipartimento).
Ma come mai queste sorprendenti, a parere di molti improvvide, manovre in casa Lega? I motivi a mio parere sono diversi. Provo a elencarne alcuni: credo che il tipo di sensibilità di Zali per l’ambiente e il territorio non piaccia all’elettorato leghista e agli interessi che la Lega spesso difende, per cui vorrebbero toglierlo dalla responsabilità di settori che coinvolgono molti interessi economici rilevanti. Ad esempio, i problemi connessi con la pianificazione, con strade e traffico, con investimenti pubblici. Gobbi incontra molte difficoltà nella gestione della Giustizia (vedi nuova sede dei tribunali) e della Polizia (che vorrebbe centralizzare), per cui la Lega vorrebbe toglierlo dai guai facendo affidamento alla supposta competenza di Zali in particolare per la Giustizia. Anche se non credo che il problema principale per chi è chiamato a governare sia la competenza pregressa quanto piuttosto la capacità di utilizzare la competenza di funzionari e collaboratori, e di capire il momento politico (se esistono o meno le condizioni politiche e istituzionali per portare avanti una riforma e come favorirle). Poi c'è la concorrenza con l’Udc, in particolare tra Zali e Marchesi, per il secondo seggio in governo. Concorrenza che è esplosa in questi ultimi giorni con gli attacchi di Marchesi a Zali (e ora anche di Dadò) sulla questione del lupo. Un problema quello del lupo di sicurezza per le greggi e anche per le persone, ma dove bisogna riuscire a far convivere la presenza del lupo, che nelle attuali condizioni c’è e resterà (Dadò dixit), equilibrando ecosistema e necessità umane, valori morali e pragmatismo. Un obbiettivo politico la cui base giuridica è stata confermata anche dalla recente sentenza del Tribunale federale relativa al caso del Canton San Gallo. Un compito non facile che bisognerebbe evitare di utilizzare come oggetto di speculazione politica, ma dove essere permalosi non aiuta. Infine il fatto che Lega e Udc aspirino entrambe a mantenere o a conquistare seggi in governo, approfittando ognuna per proprio conto, dell’attuale tendenza che sembrerebbe favorire la destra. Tuttavia Lega e Udc attualmente in Ticino non sono sulla cresta dell’onda: dal 2015 al 2023 infatti la Lega a livello di Gran Consiglio è scesa da quasi il 25% a poco più del 15%. Un calo di 10 punti percentuali circa che l’Udc, passando da poco più del 5% al 10%, ha ricuperato solo per metà. Complessivamente la destra in Ticino sta arretrando a vantaggio della nascita di tanti piccoli partiti, spesso con grandi aspirazioni.
In definitiva sono Lega e Udc, con il loro comportamento spregiudicato fino a diventare sconveniente per gli interessi del Cantone, che hanno la responsabilità di aver reso problematica questa ultima fase della legislatura. Attaccare tutto il governo per la pur improvvida accettazione dell’arrocchino, un errore dettato dal desiderio probabilmente illusorio di mantenere un clima di governabilità nell’esecutivo, non permette di offrire all’opinione pubblica una corretta attribuzione di responsabilità. Una attribuzione di responsabilità che assumerà grande importanza in occasione del rinnovo dei poteri cantonali tra 20 mesi, nell’aprile del 2027. Un appuntamento molto importante per il futuro del nostro Cantone.