Lo sviluppo urbanistico del nostro cantone non si è mai realmente arrestato. L’eccessiva estensione e densità delle zone edificabili degli anni Ottanta ha portato alla loro progressiva e spesso disordinata occupazione, tanto nelle aree residenziali quanto in quelle produttive. I risultati sono evidenti: saturazione delle zone industriali e una rete viaria sempre più prossima al collasso. È innegabile che la politica, in particolare a livello comunale, non sia riuscita a gestire questa trasformazione con una visione d’insieme e ponendosi dei ragionevoli limiti quantitativi.
Per porre un freno a questo insaziabile sviluppo disordinato, le modifiche alla Legge federale sulla pianificazione del territorio (Lpt), in vigore dal 2014, hanno imposto ai Cantoni, attraverso il Piano Direttore cantonale, di adottare misure per contrastare la dispersione insediativa. Il processo di approvazione delle schede R1 (Modello territoriale cantonale) e R6 (Sviluppo degli insediamenti e gestione delle zone edificabili) non è stato lineare. Per finire ha dovuto intervenire la Confederazione correggendo le generose previsioni e modalità di attuazione approvate dal parlamento cantonale. Non si è trattato solo di un aggiustamento quantitativo: la Confederazione ha anche modificato in profondità l’impostazione. Un esempio significativo è la riscrittura del principio che regola il dimensionamento delle zone edificabili, non più sulla base di “obiettivi di sviluppo auspicati”, come avrebbe voluto il parlamento cantonale, ma sulla base del fabbisogno effettivo.
Il nostro Cantone ha deciso, ancora una volta, di delegare ai Comuni questo compito delicato. Ogni Comune è quindi tenuto a elaborare un proprio Programma d’azione comunale, nel quale definire strategie coerenti con il nuovo modello insediativo più rispettoso del paesaggio e del suolo. A seguito delle modifiche del Piano Direttore (Schede R1 e R6) i Comuni sono tenuti a verificare entro due anni il proprio dimensionamento (scadenza indicativa: ottobre 2024), elaborando Programmi d’azione comunale conformi al nuovo modello di sviluppo. A più di undici anni dall’entrata in vigore della revisione della Lpt, cominciano a emergere i primi Programmi d’azione comunali, mentre nel frattempo sono state rilasciate ulteriori 47'691 licenze edilizie.
L’elemento principale nel ridefinire le zone edificabili è il confronto tra il potenziale di sviluppo delle zone edificabili già pianificate (residenziali e produttive) e le effettive prospettive di crescita in termini di popolazione e posti di lavoro nei prossimi 15 anni. L’obiettivo è semplice ma indispensabile, allineare la superficie edificabile alle reali previsioni di crescita, evitando situazioni di sovradimensionamento dei Piani regolatori, come avvenuto in passato. I Comuni dispongono però di un margine di manovra non trascurabile. Questo potrebbe riproporre uno scenario analogo a quello degli anni Ottanta, con il rischio di vanificare lo spirito della revisione della Lpt approvata. Per assicurarsi che ciò non avvenga occorre verificare che la somma dei fabbisogni pianificati dai Comuni sia compatibile con i limiti stabiliti dalla Confederazione e imposti al Cantone. Se così non fosse, l’autorità cantonale dovrebbe intervenire in modo deciso per evitare il ripetersi degli squilibri territoriali e insediativi che hanno segnato le ultime decadi.