Crescono sempre più rabbia e sensazione di impotenza davanti a un problema che sembra essere ignorato da chi deve prendere delle decisioni
La presenza del lupo nelle nostre valli e ora anche nelle vicinanze dei poli urbani, è diventata una realtà. Ciò che poteva sembrare un ritorno simbolico della natura selvaggia nelle nostre montagne, oggi è percepito da una parte sempre più importante della popolazione come una minaccia crescente alla sicurezza, al benessere economico e alla coesione delle nostre comunità.
Le valli del Cantone Ticino non sono un parco naturale, ma un territorio in cui agricoltura, allevamento e turismo convivono da secoli con l’ambiente: questo equilibrio si sta spezzando.
Gli attacchi del lupo, sempre più frequenti, non sono solo una questione emotiva: sono un colpo diretto alla sopravvivenza delle aziende agricole e al tessuto socioeconomico della periferia.
Come presidente di un’associazione che raggruppa dei comuni vallerani, vengo sempre più sollecitato da parte dei nostri concittadini: la rabbia cresce, ma ciò che cresce ancora di più è la sensazione di impotenza davanti a un problema che sembra essere ignorato dalle sedi decisionali.
Siamo coscienti che il quadro normativo in vigore è limitante e non ipotizziamo soluzioni semplicistiche. Chiediamo però con fermezza che si dia ascolto alle comunità locali, a chi vive e lavora ogni giorno sul territorio. È necessario adottare misure di gestione più incisive con un’applicazione delle leggi che non sia ostaggio di ideologie lontane dalla realtà del nostro territorio e patrimonio culturale. Va perorata una politica faunistica che metta davvero al centro l’uomo e il suo rapporto con l’ambiente.
Chiediamo pertanto con forza e decisione che vengano adottate misure tempestive ed efficaci per garantire la sicurezza, la protezione dell’economia alpina e la serenità della nostra popolazione.
Il lupo è tornato, ma anche la nostra voce merita di essere ascoltata!