laR+ I dibattiti

Il servizio doposcuola: fra necessità e opportunità

Il 17 aprile la Direzione delle scuole elementari di Locarno comunicava via mail alle famiglie che a partire dall’anno scolastico 2025-26 era stato soppresso il servizio di doposcuola di base a Solduno. Questo ha provocato giustamente delle preoccupazioni che venivano esternate in una lettera firmata da trenta persone e indirizzata al Municipio datata 4 giugno; a questa sollecitazione il Municipio e la Direzione scolastica hanno incontrato una piccola delegazione dei trenta firmatari l’11 giugno.

Quasi contemporaneamente, il 9 giugno, il gruppo in Consiglio comunale della Sinistra Unita inoltra un atto parlamentare sotto forma di interrogazione; il Municipio lo evadeva con risposta del 6 agosto. Questa breve cronistoria appare necessaria, visto che la decisione del Municipio non ha trovato grandi opposizioni, passando quasi inosservata; nemmeno i docenti di Solduno hanno ritenuto necessaria una loro presa di posizione sulla tematica; un’occasione, persa, per mettere in risalto come il doposcuola sia un servizio più che necessario non solo per quelle famiglie che per necessità lavorative non possono occuparsi dei loro figli e delle loro figlie, o di quegli allievi definiti “con la chiave al collo”, bensì per un’offerta stimolante rivolta a tutti gli interessati di poter seguire sia attività ludico-sportive, sia attività di natura più culturale, sviluppando nel contempo autonomia e rispetto verso gli animatori e i compagni, evitando situazioni di isolamento e di rifugio nelle pseudo realtà virtuali e nei social.

Irrilevante, in un discorso più pragmatico, il fatto che nel corso dell’anno scolastico 2024-25 su 30 pre-iscritti solo il 50% ha poi seguito i corsi proposti a Solduno. Il discorso non può essere ancorato a un mero elenco di cifre o a problemi legati alla logistica, comunque facilmente risolvibili utilizzando le aule scolastiche, come si è sempre fatto in passato, ma deve essere più strutturato e chiedersi avantutto se la decisione finale circa la frequenza non sia legata in primis alle rette applicate e in un secondo tempo alle tipologie dei corsi offerti. Il discorso sulla necessità di mantenere attivo questo servizio è dipendente da una riflessione sul cambiamento in atto nella nostra società, sul ruolo della donna che spesso è chiamata a dare un sostegno all’economia famigliare.

Ho l’impressione che la decisione del Municipio non abbia affatto tenuto conto di questi aspetti, ma è stata presa per un risparmio finanziario che non dovrebbe andare a toccare un seppur minimo numero di fruitori. L’evoluzione che si chiede alla scuola non deve stare unicamente nell’adozione di nuovi sistemi tecnologici, ma andare incontro ai bisogni delle famiglie più svantaggiate e, più in generale, a un’estensione dell’attività scolastica oltre il normale orario delle lezioni. È innegabile che il servizio di dopo scuola abbia una funzione socializzante oltre che educativa, permettendo una relazione più libera al di fuori degli spazi istituzionali, con compagni di età diverse. Da qui la necessità di ampliare l’offerta, rendendola attrattiva; per raggiungere questo obiettivo è necessario coinvolgere tutte quelle associazioni sportive e non presenti sul territorio. È fondamentalmente sbagliato ridurre il discorso a speculazioni di tipo finanziario o numerico, ma investire per trasmettere quei modelli educativi che sempre più vengono a mancare nelle nuove generazioni.

Se per alcuni aspetti, discutibili, la Città può esternalizzare certi servizi, quelli legati alla scuola non dovrebbero essere dati in gestione ad altre associazioni, ma rappresentare un modello educativo che sappia dare risposte alle esigenze delle famiglie, da una parte, e alla necessità di fornire alternative ai nostri giovani cittadini, lasciando stare la calcolatrice e privilegiando un investimento che a lungo andare potrà colmare quel vuoto che porta, purtroppo, molti giovanissimi a vivere problematiche sociali del tutto negative.