laR+ I dibattiti

Anche se ci crediamo assolti, siamo per sempre coinvolti

(Keystone)
11 settembre 2025
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Fabio Pusterla per la seconda volta, nel corso di una presa di posizione forte e giusta contro la guerra impari e indecente dell’esercito israeliano nei confronti della popolazione palestinese, interroga e chiama in causa gli amici e i membri dell’Associazione degli scrittori svizzeri (Ads). Eccomi, per quello che posso, a dare eco a quell’appello; questa volta nemmeno io voglio tacere.

Le parole con le quali quest’epoca ci obbliga a fare i conti sono vertiginose. Genocidio, massacro, indifferenza, impotenza. Ahimè, non posso essere d’accordo quando sento dire che la situazione di Gaza è insopportabile, perché purtroppo, invece, siamo stati istruiti all’indignazione intermittente, che viene sospesa dai grandi eventi culturali e sportivi, dai premi letterari, dalle risottate in compagnia, spesso all’insegna della leggerezza e del disimpegno. Non riesco nemmeno a dire se sia sbagliato, cerco di non usare la parola insopportabile. Abbasso la fronte, come Dante nel terzo dell’Inferno. Chiederei per questo di distinguere bene gli ambiti del discorso, perché in questo momento storico il rischio di confondere argomenti di indicibile delicatezza e problemi tutto sommato grondanti grasso è alto e pericoloso.

Anch’io sarei felice di fare parte di qualcosa di più di un sindacato, una comunità che ha il coraggio di condannare tutte le guerre che hanno il sapore del dominio e del sopruso. Sarei fiero se l’Ads si fosse esposta in modo almeno problematico di fronte all’avanzata oltraggiosa delle milizie di un uomo come Putin, che persino Limonov guardava con sospetto. Così come ha ragione Pusterla quando chiede un segno anche minimo di umanità, perché ciò che sta accadendo sui territori palestinesi è una macabra speculazione edilizia, una volontà di costruire un club esclusivo sui corpi di un popolo dilaniato, scarnificato, reso osceno dalla violenza supponente di un mondo economico, politico, militare che si nutre di autocertificazione e del silenzio omertoso di quei governi che si fanno aria con la carta dei diritti dell’uomo. Che hanno trasformato lo Stato di diritto in igiene anale. Ma questo viene prima. Viene prima dell’Ads, degli scrittori, degli amici. L’uso della fame come arma di distruzione di massa viene prima persino di una flottiglia simbolicamente maestosa e che ci spinge alla solidarietà, prima di uno scrittore che si imbarca perché la cultura non basta. Guardo con rispetto a questa armata pacifica di avventurieri avventati, o intimamente convinti che l’attuale esecutivo israeliano abbia ancora dei freni. Chiedo per loro l’aiuto della Luna. Perché so con esattezza che se il nostro governo conoscesse il termine dignità, avrebbe già attuato delle misure economiche concrete, volte a fare pressione su Israele e su tutti coloro che non associano Ginevra solo al salone del libro o dell’auto. Pressione su Cassis e sul Consiglio federale, ecco che cosa mi pare utile fare. Per aiutare la flottiglia e questo viaggio, ma soprattutto con l’anelito di aprire un orizzonte di speranza per la popolazione della Palestina.

Siamo tutti coinvolti, cittadini, governi, consumatori. Il silenzio dietro il quale ci nascondiamo è certamente il frutto della vergogna e dell’impotenza; c’è però anche una piccola, pornografica consapevolezza di abitare la parte vittoriosa del mondo. E questo non ci assolve.

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