A chi non sarà mai capitato di procrastinare? Di rinviare al domani quello che si poteva già risolvere oggi? Per poi pentirsene, ovviamente, perché rimandare un problema non fa altro che peggiorarlo. Con l’attesa spunta qualche altro grattacapo e i vari impegni finiscono con l’accumularsi, in una torre di Jenga sempre più instabile. Per rispettare una scadenza si finisce poi per fare un lavoro alla carlona, magari non riuscendo comunque a rientrare nei tempi prestabiliti. A volte, purtroppo, è già tardi. Il danno è fatto. Il problema è sfuggito di mano.
Quando la procrastinazione riguarda tutta la collettività i rischi sono ancora maggiori, e non per noi soltanto, ma pure per chi in futuro subirà le conseguenze dell’inadempienza passata. Per la tutela della vita urge quindi sostenere il 9 febbraio l’iniziativa per la responsabilità ambientale, in quanto non possiamo permetterci di continuare a ignorare i limiti planetari. Come società dobbiamo agire consapevolmente e far assumere le proprie responsabilità a chi specula e lucra sulle spalle nostre e del nostro pianeta.
Non dobbiamo abbandonarci alla procrastinazione, al menefreghismo o alla rassegnazione. Abbiamo già dimostrato in passato di poter far fronte a problemi di questo calibro. Pensiamo al protocollo di Montréal per contrastare il buco nell’ozono, all’Iniziativa delle Alpi per la salvaguardia di questo prezioso territorio, e al successo dell’agricoltura biologica per la biodiversità e per la nostra salute.
Siamo in debito con il pianeta. I costi per rimediare crescono ogni anno e sono destinati a diventare insostenibili se continueremo a procrastinare. L’unico modo per evitare la bancarotta, sia economica che ambientale, è agire ora. Non dopo. Non mai. Ora. Per il bene nostro e di chi verrà dopo di noi.