laR+ Lettere dei lettori

Se ci pensi, però...

Mentre nel mondo attuale sembra prevalere il pessimismo, io quatto quatto, dal mio osservatorio privilegiato di pensionato mi ostino a vedere il proverbiale bicchiere mezzo pieno e provo a scrivere perché. Credo siano sempre esistite diverse correnti di pensiero, opinioni e visioni del mondo, la “novità” del nostro tempo è l’esplicitazione estrema di queste differenze. È pure significativo che sempre più venga alla luce tutto ciò che in qualche modo “non va bene”, creando meraviglia, scompiglio, indignazione.

La valutazione e l’indignazione sono molto diffuse nel mondo. Le vediamo nel piccolo e nel grande, e riflettendo in queste settimane mi sono reso conto che forse il punto di partenza importante è semplicemente comprendere questo dato di fatto e riconoscerlo. Prendere atto di quello che è. Intendiamoci: non si tratta di raggiungere una forma di mancanza di valori, di non-valutazione di ciò che sta avvenendo, ma di prendere coscienza dell’esistenza di queste vedute molto diverse e delle conseguenze che derivano dalla reciproca valutazione, dall’indignazione che ne consegue e dalle relative proiezioni sugli altri. L’idea è che dedicarsi a questo “semplice” atto di consapevolezza possa costituire il punto di avvio lungo una nuova strada per uscire dalle polarizzazioni.

Sì, perché la situazione attuale sembra incorniciare molti di noi in qualche modo “seduti” sulla propria indignazione, mentre altri con approccio diverso si muovono e... smuovono. Al di là del giusto e necessario giudizio etico-morale sul “cosa” e sul “come” ciò vien fatto, sembrerebbe che il primo atteggiamento – l’indignazione – diventi paradossalmente parte del problema.

Come uscirne? Provo una riflessione attraverso due citazioni dotte (tranquilli: non sono noiose...). “Non è ciò che ti accade, ma come reagisci a ciò che ti accade che conta.” Lo diceva Epitteto, filosofo greco (50 - 138 d.C.). Cosa ciò in pratica possa significare provo a suggerirlo con un’ultima citazione: la “preghiera della serenità” del teologo Reinhold Niebuhr (1892 - 1971 d.C): «Dio, concedimi la serenità di accettare le cose che non posso cambiare, il coraggio e la capacità di cambiare le cose che posso, e la saggezza per conoscere la differenza». Entrambe riunite costituiscono il mio modesto contributo al dibattito attuale, perché – se ci pensi, però… – proprio oggi più che mai potrebbero essere di aiuto.