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Il crematorio privatizzato? No grazie

Scrivo come cittadina. Faccio parte di una comunità e, nei momenti di fragilità, cerco una forma di vicinanza nei miei luoghi di vita. Apprendere della decisione di privatizzare la gestione del crematorio comunale mi ha sollevato domande. Desidero condividere una riflessione, perché quando si parla di questi luoghi, non si parla solo di numeri. Si parla di umanità e di valori fondanti.
Il crematorio è un luogo che ho attraversato e che, nella mia vita di cittadina di Bellinzona, so che attraverserò ancora. È un luogo simbolico, che appartiene alla comunità. E in questo delicato passaggio della vita, non bastano solo strutture funzionali o argomenti economici: servono attenzione, dignità, rispetto. Il crematorio è molto più di un servizio. È un segno concreto di come una comunità si prende cura dei propri membri, anche nel momento della morte. La gestione pubblica, nel tempo, ha saputo offrire sobrietà, accessibilità, accoglienza per tutte le famiglie, indipendentemente da credo, cultura o condizione economica. Perdere questa dimensione, senza una discussione pubblica e condivisa, lascia un senso di vuoto. E di negligenza da parte delle istituzioni, che dovrebbero avere il compito di ascoltare e fare spazio al confronto. La nostra comunità ha bisogno di senso di appartenenza, oggi più che mai. E questo vale, con forza, quando si accompagna qualcuno nel suo ultimo saluto. Il Municipio dovrebbe aprire un dialogo, per mostrare che non sono solo gli argomenti economici a guidare le scelte prese in nome dei cittadini.