Con profondo rispetto per la Svizzera, mi indigno per l’insufficienza delle nostre azioni contro le gravi violazioni del diritto internazionale umanitario nel conflitto israelo-palestinese. Onu e Ong – da Amnesty International a Human Rights Watch – chiedono di bloccare subito l’export di armi a Israele e sanzionare i responsabili di atrocità. Eppure, come ricorda il Rapporto sulla politica estera 2024, il Consiglio federale si è limitato a invocare un “cessate il fuoco immediato”, il rilascio degli ostaggi e un accesso umanitario rapido, senza misure sulle forniture belliche.
Pur svolgendo il ruolo di “buoni uffici” e Stato depositario delle Convenzioni di Ginevra – incaricato dall’Onu di convocare una conferenza sulle violazioni a Gaza – e stanziando 79 milioni di franchi (10 milioni per Unrwa, 1 milione per antipolio, 7 milioni per Libano e Siria), questi contributi restano chiaramente insufficienti rispetto ai bisogni denunciati da Ocha e dalle agenzie Onu.
È assolutamente necessario che i nostri eletti a Berna: impongano subito un embargo totale alle esportazioni di armamenti e tecnologia militare verso Israele, adottino sanzioni mirate contro chi viola gravemente il diritto internazionale e potenzino significativamente il sostegno umanitario alla popolazione di Gaza, in linea con il Rapporto 2024 e le indicazioni Onu. Solo così la Svizzera riaffermerà la propria autorevolezza internazionale e la tradizione di difesa dei diritti umani, passando dalle parole ai fatti.