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Von der Leyen tra armi e ambiente: il paradosso europeo

21 giugno 2025
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Ursula von der Leyen, la leader che spinge per un riarmo di 850 miliardi di euro, ha ricevuto il Premio Carlo Magno 2025 per l’impegno nell’unità europea, nel tutelare la pace, favorire l’integrazione e promuovere la transizione ecologica. Von der Leyen ha ribadito che, per garantire la pace, l’Europa deve essere pronta alla guerra, quindi armarsi. Le armi sono uno strumento di pace o rappresentano l’anticamera di nuove tensioni geopolitiche? Il secondo paradosso riguarda l’ambiente. Von der Leyen è il volto del Green Deal, la strategia europea per abbattere le emissioni. Ma l’industria militare è tra le più inquinanti al mondo. Il riarmo dell’Ue genererebbe 200 milioni di tonnellate di CO2 all’anno, l’equivalente delle emissioni di 43 milioni di auto. Può il Green Deal conciliarsi con un programma militare di simili proporzioni? Quale significato assumono le parole “ambiente” e “pace”, se si investono 850 miliardi in spese militari? Se “pace” implica il riarmo, e “ambiente” tollera emissioni colossali, è il momento di affrontare le contraddizioni con chiarezza. I miliardi potrebbero essere destinati alla sanità pubblica, alla ricerca scientifica, alla transizione ecologica autentica, all’istruzione. Schiacciate dalla transizione elettrica e da un mercato in crisi, per molte industrie il riarmo è una seconda giovinezza. Si parla di Europa unita, ma le decisioni strategiche, seppur informali, si concentrano in tre capitali: Berlino, Parigi e Roma, con l’influenza esterna di due potenze: il Regno Unito e gli Stati Uniti, che condizionano le scelte dell’Ue in modo determinante. Qui entra in gioco l’informazione. Creare consenso richiede una narrativa forte. Nonostante l’assenza di minacce dirette e immediate da parte della Russia verso l’Europa, è prevedibile un’ondata di allarmi, per generare una paura funzionale al rafforzamento dell’idea del riarmo. Per questo il Premio Carlo Magno 2025 solleva interrogativi. Un’Europa che investe in armi per la pace sacrificando l’ambiente può essere credibile?