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Famiglia - Stato: confronto ingannevole

Nel dibattito politico ed economico ticinese si sente spesso dire: “Il Cantone dovrebbe gestire i suoi conti come una famiglia: non si può spendere più di quanto si incassa.”
Questa metafora, pur apparendo di buon senso, è fuorviante e semplifica eccessivamente questioni complesse della finanza pubblica. Una famiglia non può creare moneta né influenzare direttamente l’economia. Il Cantone, pur non avendo una propria valuta, dispone di strumenti finanziari, competenze di spesa e responsabilità sociali che vanno ben oltre un bilancio domestico. Il debito familiare serve a coprire esigenze personali; quello pubblico finanzia infrastrutture, servizi essenziali e investimenti in sanità, istruzione, mobilità, protezione sociale e cultura. Queste spese migliorano la qualità della vita e generano benefici economici e fiscali nel tempo. Inoltre, il debito pubblico può rappresentare un’opportunità per altri attori economici: prestiti obbligazionari, casse pensioni e altri strumenti possono offrire investimenti sicuri, contribuendo alla stabilità finanziaria locale e nazionale. Un deficit pubblico ben pianificato non è segno di cattiva gestione. Può essere una scelta strategica per sostenere la crescita, rafforzare la coesione sociale e affrontare sfide straordinarie. Infine, strumenti di controllo come una Corte dei conti, ancora assente in Ticino, garantirebbero maggiore trasparenza, efficacia e responsabilità nella spesa pubblica. Per una democrazia finanziaria più matura, servono visione, competenza e strumenti adeguati, non slogan semplicistici.