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Il ‘soggetto’ del contendere è sempre Trump

La saga trumpiana continua. Sedicenti specialisti di politica internazionale, giornalisti, persone comuni si cimentano quotidianamente sui più disparati giornali italiani e ticinesi, in particolare, in commenti anti-Trump, sottolineandone quasi sempre l’aspetto negativo delle sue iniziative e decisioni. Non scriverò di dazi, di immigrazione di guerre in corso, nelle quali l’America funge da arbitro attivo. Tanto, tutti dicono la loro anche senza avere le necessarie conoscenze e competenze. Pertanto si tratta di un esercizio sterile e quindi inutile. Mi limito a dire che, con ogni evidenza, le decisioni del presidente non saranno mica prese da solo, ma saranno il frutto di discussioni e considerazioni da specialisti e strateghi in campo economico-finanziario, politico e militare. Tocca chiaramente a lui il compito di annunciarle e metterle in pratica; cosa che, nel modo in cui lo fa, può dar fastidio, in primis, ai suoi avversari politici democratici, come pure ai suoi “nemici” in patria e all’estero. Anche la sua personale potenza finanziaria suscita invidia. Non penso proprio che tutti quei soldi se li è fatti rubando. In generale sono le persone intelligenti, avvedute e intraprendenti a fare soldi. Con le loro iniziative e le loro imprese danno lavoro a molte persone. Come si dice, non è la povertà, purtroppo, a creare posti di lavoro. Tutti, o quasi, ambiscono ad avere soldi per vivere meglio. Tutti, o quasi, in un paese liberale hanno la possibilità di arricchirsi. Purtroppo o per fortuna pochi però ci riescono, e quei pochi sono visti con diffidenza, invidia, gelosia e anche rabbia. Tornando a Trump, il suo ingresso sulla scena internazionale ha dato uno scossone alle relazioni tra i diversi stati. Fino lì, la situazione politica era stagnante, specie quella americana, con il quadriennio Biden, ma anche a livello internazionale. Trump ha preso la situazione in mano e sta cercando di creare nuovi equilibri mondiali. È una prerogativa dei creativi a scombussolare l’ordine esistente, le certezze abitudinarie, il quieto vivere. Costoro vedono più lontano degli altri, intuiscono per primi i cambiamenti in atto e agiscono di conseguenza. Trump appartiene a quella razza lì. Quindi smettiamola di criticarlo invano, di dileggiarlo, e d’insultarlo. È pur sempre il presidente degli Stati Uniti.